Regia di Michael Katleman vedi scheda film
Gustave: è il nome del coccodrillone che infesta il Burundi. Dove peraltro infesta anche la guerra civile. E dove infestano pure gli americani, che arrivano per acciuffare il rettile gigante e che se ne vanno con la coda tra le gambe, Gustave è vivo e vegeto (come sottolinea la didascalia finale, perché tutto ciò è tratto da una storia vera). Che gli Stati Uniti ci facciano dunque una figura barbina? Mica tanto, visto che l'Africa messa in scena è piena di nigga cattivissimi e doppiogiochisti; che i panorami con le giraffe e compagnia bella sono sempre lì; che lo spirito umanitario di fare piazza pulita dell'ingiustizia la fa da padrone; che il nigga locale buono e coraggioso, scampato alla morte, riceve in premio la fuga verso il grande paese. Gustave come prodotto della violenza centripeta della società, che si cannibalizza da sola, non sarebbe neanche malaccio: ma il film non si guarda, tra interpreti impresentabili (Dominic Purcell è uno dei peggiori della nuova realtà cinematografica e televisiva), solite macchiette spavalde (Orlando Jones è penoso, e neanche Chris Rock avrebbe il coraggio adesso di un personaggio simile, che fa pure la morale sullo schiavismo), CGI a fiumi e qualche splashata splatter. L'australiano Dark Age era proprio un'altra cosa. Per non dire Alligator.
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