Regia di Steno vedi scheda film
Bottega dello scultore. Una statua raffigurante l'Italia (turrita) cade; l'uomo sconsolato esclama: "Era da tempo che stava cadendo a pezzi, meglio così. Tanto vale rifarla daccapo, per come si era ridotta". Fine. Questo potrebbe essere il soggetto da cui è partita l'idea del film, anche perchè la commedia di per sè non è granchè originale e tutto si svolge come la più convenzionale delle storie on the road: una meta, un cammino, una serie di incontri. Le fabbriche e la mafia, i ladruncoli pavidi e gli intrallazzi (vedi la lezione di geografia nel finale): ecco su cosa si fonda la repubblica italiana secondo Steno (e secondo gli autori della sceneggiatura Vincenzoni, Donati e Questi), e d'altronde come dar loro torto? Per quanto non sia nulla di nuovo, questo film ha di buono la sottile atmosfera di denuncia che lo pervade, ed anche il variegato cast di buoni ed ottimi interpreti (la Valeri, Montesano, Mario Carotenuto, Alberto Lionello, non è male la Di Lazzaro, Teocoli ce la mette tutta, ma come siculo è realmente improponibile). Compare brevemente anche la Laurito. Gustose le musiche di Jannacci. 5/10.
Torino. Due operai siculi ed una ragazza veneta, insoddisfatti della metropoli settentrionale, decidono di fare rotta verso sud. In qualche modo cominciano una traversata tragicomica che farà loro incontrare vari personaggi (uno scultore nell'alta Toscana, poi una nobildonna snob, un rapinatore fifone nel Lazio...). Arrivati in Sicilia, però, i tre finiscono coinvolti in una lotta di mafia e decidono che è preferibile tornarsene indietro.
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