Regia di Michael Bay vedi scheda film
in una galassia lontana lontana, su un pianeta remoto remoto, giocattoli giganti se le danno di santa ragione finché il capo dei cattivi, megatron, cade sulla terra con un cubo magico dispensatore di energia. I non graditi ospiti restano congelati al Polo, poi qualcuno decide di cercarli. Prima i malvagi, cosiddetti Megatron; poi i buoni, gli Autobots, guidati dal prode Optimus Prime. La trama è abbastanza delirante da non lasciare indifferenti, e se il fenomeno dei giochi-cartoon-fumetti mezzi americani e mezzi giapponesi in Italia non ha avuto la stessa eco che altrove, se non avete almeno una volta armeggiato con le macchinine che si trasformano in robot, la vostra infanzia è stata breve. In attesa che facciano un film ispirato ai Micronauti (qui a bottega si tifava per Baron Karza e Andromeda), godiamoci questo balocco prodotto da Steven Spielberg e diretto da Michael Bay. Un blockbuster come dovrebbe sempre essere, pur non scevro di difetti. Praticamente inutile tutta la parte nella base Usa tra i ghiacci, e superflui certi personaggi come quello ridicolo di John Turturro, per tacere della lunghezza al solito eccessiva. Ecco, se ci si concentra sul resto - e di carne al fuoco ce n'è - Transformers è un signor film. Prima di tutto perché ragiona sul presente, con gli Usa che hanno ormai interiorizzato lo stato di guerra permanente voluto dall'amministrazione Bush, i marines che temono il fuoco amico prima di quello dei Megatron e la mistificazione ratificata come pratica politica (emblematica la battuta finale dei genitori di Shia LaBeouf). In tale contesto si inserisce la parte più spielberghiana, quindi migliore, che vede protagonista il giovane Shia, rampollo della classe media, per il quale come in American Graffiti (Lucas...) l'automobile ha ancora una valenza simbolica e... simbiotica (ma in questo caso si citano a piene mani Stephen King e John Carpenter). La Camaro che parla centrifugando le mille voci della radio sembra un'intuizione del miglior Joe Dante, e in fondo è di quell'America lì, pronta a rivendicare il proprio immaginario libero e spensierato, romantico e avventuroso, che Steven Spielberg ha nostalgia. Culturalmente parlando, Transformers fa i conti con un passato generazionale che fu fertile di libri e film indimenticabili, quindi risulta meno innocuo, sterile e (semplicemente) giocattoloso di quel che il fracasso e gli effetti speciali potrebbero far pensare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta