Regia di Agustín Díaz Yanes vedi scheda film
24 milioni di euro, la più dispendiosa produzione spagnola di tutti i tempi. E per cosa?: un polpettone indigesto e lungo come la fame basato sui romanzi di Arturo Pérez-Reverte sulle imprese del soldato spagnolo e mercenario Diego Alatriste, che nella Spagna del XVII secolo combatteva corruzione e Santa Inquisizione. Il peggio dell'ideologia co-produttiva, fanfara trombona e scorreggiona che si dà un tono acculturato perché alcune scene sono modellate sui dipinti di Velasquez (che occhieggiano ovunque), mentre l'emozione sta a cavallo tra lo sceneggiato inoffensivo e l'avventura internazionale in cinemascope dove i costumi e le parrucche la fanno da padroni. Viggo Mortensen e Enrico Lo Verso in originale parlano spagnolo (il primo pare con inflessione latino-americana, il che avrebbe fatto imbufalire il pubblico iberico; il secondo con toni siculi), fanno la faccia truce e cavalcano l'intero film tentando di giustificare il loro coinvolgimento. Cosa resta? Le tonache dei preti, un po' di sangue, del romanticismo a luci soffuse perché fa tanto Storia e una suspense lessata. Il libero mercato offre anche questo: presentato alla prima Festa del Cinema di Roma.
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