Regia di Agustín Díaz Yanes vedi scheda film
Un film di produzione spagnola, molto impegnativa per il budget messo a disposizione, e diciamo molto diverso da certi prodotti fatti in queste condizioni economiche azzardate, per una nazione europea che può difficilmente aspirare ad un mercato grande come quello americano e pur avendo ingaggiato un attore di talento e di nome come Viggo Mortensen. Il film si distingue per produzioni di genere, puntando ad un racconto pieno di pathos e mai legato ad un facile tema dell’eroe fine a sé stesso. L’impronta dell’eroe che ha un destino decisamente predestinato, e con caratteristiche che vivono la loro vita e le loro imprese in maniera intensamente privata e responsabile a una lealtà nazionale al di sopra di ogni vincolo. Il regista Yanes, ed anche sceneggiatore, lo ha tratto dalla serie dei romanzi (cinque libri) di Arturo Pérez Reverte, facendone un’ottima condensazione di avventure e amori, ed uscire da una routine di cinema che ormai sappiamo a memoria. Il personaggio di Alatriste è stato trattato in maniera esemplare, e partendo da questo riescono a far seguire anche tutti gli altri che vengono dietro al personaggio principale in maniera esemplare. Mai un atmosfera retorica e tradizionalmente trionfalistica, che avrebbe acquistato un pubblico facile, ma avrebbe contribuito a profanare un terreno sinceramente profondo ed intenso, pur non rinunciando alle riprese eccellenti delle battaglie, che tengono conto, anche in questo caso di un qualcosa di più che va oltre il tradizionale film di genere. Molto bella la fotografia che si attiene alla pittura di Velazquez firmata da Pasco Femenia. Il film non ha avuto il riscontro di pubblico che si aspettava ed anche di critica, specialmente quella nazionale, che non ha saputo apprezzare la sintesi dei vari libri, che evidentemente era necessaria e che doveva tenere conto di un racconto cinematografico più sciolto, valido ed autonomo dalla parola scritta che doveva diventare immagine.
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