Regia di Curtis Hanson vedi scheda film
Hanson è sempre stato di gran lunga migliore quando scriveva sceneggiature per altri negli anni 70: suoi per esempio gli script di due veri e propri cult, White Dog di Fuller e L'amico sconosciuto di Duke. E il suo esordio dietro la mdp col curioso Sensualità morbosa faceva sperare altro. D'accordo, ci sono stati poi L. A. Confidential e Wonder Boys, ma il resto è un po' così. Per favore evitiamo discorsi su quanto il suo cinema - compreso questo film - si rifaccia al "classico" e a un tempo fuori tempo, su quanto possa essere splendidamente "vecchio stile" (riguardo anche all'elaborazione del romanticismo, dei sentimenti, dell'interrelazione tra i personaggi) e dunque prezioso in una contemporaneità cialtrona. Le regole del gioco è un racconto molto compito, lontano dalle mode, mai urlato o volgare, perfino gentile, dove tutto è "classicamente" al posto giusto e la morale è "ovviamente" condivisibile e giusta. E bisogna ammettere che l'ultima mezz'ora tutta di gioco, durante il Campionato Mondiale di Poker, è anche piuttosto appassionante (pur non essendo Cincinnati Kid). Ma dal co-sceneggiatore Eric Roth ci saremmo aspettati di più che un fiorire continuo di massime esistenziali e aforismi un tanto al chilo. Comunque...
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