Regia di Curtis Hanson vedi scheda film
Cominciamo subito col dire che non sono la persona più adatta ad opinare "Le regole del gioco": del poker non me ne frega nulla (ci ho giocato qualche volta da ragazzo, con gli amici sotto Natale, vincendo o perdendo al massimo 5000 lire) e trovo estremamente iriitante (e alquanto allarmante) la mania collettiva che si è scatenata negli ultimi tempi per il "Texas hold'em", con il fiorire di sale da gioco virtuali e il moltiplicarsi di (a mio parere noiosissimi) programmi televisivi (ai quali il doppiaggio italiano del film ha chiaramente strizzato l'occhio, utilizzando le voci di Fabio Caressa e Stefano De Grandis). Anche lasciando perdere le mie idiosincrasie, "Le regole del gioco" offre pochi motivi per cui entusiasmarsi: un banalissimo racconto di formazione sul conflitto generazionale tra un padre e un figlio, con una risibile storiella sentimentale a fare da sfondo, uno svolgimento piatto e noioso e un finale fin troppo prevedibile. Curtis Hanson è un buon regista e ci mette eleganza e mestiere ma stavolta davvero è chiamato ad organizzare un banchetto di nozze con i proverbiali fichi secchi e, considerato che è coautore della mediocre sceneggiatura, ci mette anche del suo nel naufragio finale di un film che non ha assolutamente nulla da dire. Discreto il cast: Eric Bana non mi ha mai entusiasmato più di tanto ma perlomeno stavolta è adeguato alla parte, bravo come sempre Robert Duvall, più misurata e meno irritante del solito Drew Barrymore, esornativa Debra Messing, buono il contorno di caratteristi e "facce da poker". Voto mediocre.
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