Regia di Wang Quanan vedi scheda film
Wang Quanan firma una poetica incursione nell'ambiente rurale della Mongolia, folcloristica e bucolica nella forma, però, intrisa, nella sostanza, di pragmatismo e modernità. Putroppo, però, le innovazioni sociali dell'emancipazione femminile, del divorzio, della coppia aperta ed un principio di meccanizzazione dell'agricoltura non alleviano in nulla, per la protagonista, la durezza della vita e, anzi, complicano le cose, soprattutto nei rapporti con gli uomini, deboli ed instabili, del tutto impreparati alla crescente tensione tra tradizione e progresso. In mezzo all'arrida vastità della tundra, è difficile avere la percezione di un mondo che cambia, e rendersi conto dei limiti della propria esistenza rispetto alle opportunità offerte dall'esterno. L'attaccamento alla terra è un freno allo sviluppo, ma, d'altra parte, è anche espressione di una profonda devozione alle radici familiari, che nessuna promessa di una vita più ricca e più libera può far saltare. Per Tuya, la maturazione personale, fuori dagli schemi precostituiti, è la presa di coscienza del proprio ruolo come donna: il ruolo di madre e di moglie, che lavora, ama e assiste, nel modo che i suoi avi le hanno trasmesso e che lei ha arricchito, negli anni, con l'esperienza della solitudine e della fatica. "Il matrimonio di Tuya" è il racconto della necessità materiale e del desiderio sentimentale che lottano e collaborano per trovare la giusta via, ossia un difficile compromesso tra l'egoistica ricerca del piacere e la scelta di un sacrificio che condanna all'infelicità.
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