Regia di David Ayer vedi scheda film
David Ayer ha dichiarato d'aver scritto il copione per Harsh Times subito dopo quello per Training Day. Sarebbe stato meglio non l?avesse mai fatto; sarebbe stato meglio, se è per questo, non avesse mai deciso di utilizzarlo per il suo esordio dietro la mdp. Che sembra per l?appunto recuperare pari pari le tensioni e i temi del bellissimo dramma urbano di Fuqua, ma con un manierismo di riporto tale da tradirli e renderli insopportabili. La descrizione di questi due poveracci, uno psicotico rifiutato dalla LAPD al quale i federali offrono un lavoro pericoloso in Colombia (e che ha la ragazza in Messico in attesa del visto) e uno sfaccendato in cerca d'occupazione che deve sopportare la fidanzata pressante, è sopra le righe da far venire il mal di testa; mentre l'inevitabile caduta degli eventi nella tragedia si fida troppo di un isterismo a buon mercato. Tutto è così scolastico e prevedibile che l'interesse scema subito: lo spessore delle inquietudini sociali e individuali è grossolano, e il pathos è soltanto meccanico. Esattamente come la recitazione, un manuale di birignao e cincischiamenti attoriali da sberle. Dovremmo recuperare l'economia e la suspense di Le strade della paura.
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