Regia di Stefano Incerti vedi scheda film
Quella di Leonardo Vitale è una delle vicende più tristi ed avvilenti dell'intera storia dell'antimafia italiana. Giovane capodecina di Cosa Nostra, con un paio di omicidi alle spalle e una buona conoscenza della struttura mafiosa, arrestato per un'imprudenza (presta l'auto ad alcuni suoi amici per un'impresa criminale), parla e fa i nomi dei mafiosi. Un po' fa il pazzo, ma molto di più ci è e in parte è creduto tale, anche perché fa comodo. Uscito di prigione dopo più di dieci anni, con le sue dichiarazioni divenute ormai carta straccia - anche se anni dopo saranno riscontrate dalle ricostruzioni di altri pentiti, primo fra tutti Tommaso Buscetta - sarà ammazzato dall'organizzazione mafiosa. Perché quest'ultima, come dice la didascalia finale, aveva capito, contrariamente agli organi dello Stato, l'importanza dirompente delle sue rivelazioni. Del film di Incerti mi sembra che sia da apprezzare soprattutto il tour de force interpretativo di David Coco e l'intenzione di fare luce su un'episodio che non fa onore a chi ha tentato, pure fra mille difficoltà, di combattere la mafia. Ma l'immagine che viene data della Sicilia non sembra rispondente alla realtà e lo stesso protagonista sembra muoversi in una cartolina piuttosto che nel contesto isolano. Bello, comunque, il titolo, che descrive in due parole la fragilità dell'uomo Leonardo Vitale.
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