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Hostel 2

Regia di Eli Roth vedi scheda film

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La recensione su Hostel 2

di scapigliato
6 stelle

Certo, l'omaggio al nostro cinema che fu (Merenda, Deodato e Fenech) è sicuramente gradito. La truculenza di due scene orride su tutte (anche perchè non ce ne sono poi troppe), la doccia di sangue del primo smembramento e l'evirazione finale, sono davvero scene forti e c'è una bella dose di nudo integrale, maschile e femminile. Ma è tutto il resto che non funziona. Eli Roth sarà anche un protetto di Tarantino, avrà fatto pure quel controverso "Cabin Fever" che a periodi si ama e ad altri si detesta, avrà pure quella formazione cinematografica di genere che lo eleva su tanti altri, ma tutto questo non fa per forza un grande regista horror. Eli Roth è di segno nullo davanti a Rob Zombie o a Neil Marshall (Alexandre Aja, lo aspettiamo ancora...). Se il primo "Hostel" si piegava su se stesso, cercando lo spunto critico come fece ai tempi Wes Craven, questo secondo capitolo è parecchio pedante. Certo ha dalla sua la citazione italiana, una truculenza e una cattiveria azzeccate e concentrate in pochissime scene, ma la cosa più inquietante del film è solo l'asta virtuale, dove anche le persone più improbabili si rivelano dei perversi adoratori dello slasher vero e proprio, a differenza di noi che sublimiamo con l'horror kilometri di critica sociale e indagine esistenziale. L'idea di fondo del progetto "Hostel" non è male: già nel primo capitolo c'era una chiara mise en abyme inequivocabile, che additava lo spettatore horror come un degenerato, anche scherzosamente. Ma ad Eli Roth manca lo spunto pratico, i suoi film non restano nel database. Certe storie, va detto, hanno bisogno di un'estetica meno patinata, hanno bisogno della secchezza dei '70s. E poi, la sequenza ambietata alla festa del raccolto, con tutte quelle maschere, quel folcklore agreste, primitivo... altri autori si sarebbero divertiti, Roth invece registra solo una pressapochistica messa in scena. Come del resto i suoi film.
La scena finale è particolare: la baby gang di bastardelli gioca a calcio con una testa mozzata. Umorismo nero? Critica implicita? Cazzata involontaria? Proviamo a dare due interpretazioni. Da un lato l’accostamento horror con il mondo del calcio (credo abbastanza lontano dagli interessi di Roth, ma sport regina purtroppo in Europa, location del suo film) potrebbe essere, come nel caso dell’accoppiata eros-horror, un tentativo di dialettica per condannare uno sport che adesso ha più tratti orribili che divertenti. Dall’altro lato potrebbe essere la ricerca di un momento di umorismo nero che però il regista non sa trattare e diventa cazzata involontaria. Quale dei due sarà?

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