Regia di Agnieszka Holland vedi scheda film
Anna Holtz è una giovane promessa del Conservatorio di Vienna. È bella, è sveglia, è ambiziosa. L'opportunità di svelare al mondo le sue capacità - quelle di una donna compositrice, categoria impensabile nel rigido mondo musicale dell'Ottocento - le viene data dalla collaborazione con Ludwig van Beethoven, il più grande compositore del mondo, che afflitto da galoppante sordità ha l'impellente necessità di una copista per completare la sua celebre Nona Sinfonia. È questo lo spunto di Io e Beethoven della regista polacca Agnieszka Holland: inserire un personaggio di fantasia per rivelare le inquietudini degli ultimi anni di vita del grande maestro. Il risultato è un pasticciato polpettone storico che nulla aggiunge e nulla toglie alle nostre conoscenze su Beethoven. Non riuscendo a costruire un'impalcatura di finzione affascinante e rigorosa (basti pensare al Mozart di Milos Forman), la Holland si rifugia nel banale concentrando le sue attenzioni sul rapporto diffidente ma sempre più intenso tra i due protagonisti. Ma assistere alla prima esecuzione della Nona con Beethoven (un Ed Harris mai così fuori parte) che, simile a un hippie rincoglionito, viene diretto come un burattino dalla sua giovane assistente, spinge solamente a un semplice e liberatorio sghignazzo.
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