Regia di Agnieszka Holland vedi scheda film
Forse con Copying Beethoven bisogna ristabilire ogni tanto un po' di giustizia. Il film sulla copista di Beethoven (puro artificio narrativo) è stato generalmente maltrattato dalla critica. In giro se ne sono sentite di tutti i colori: un'opera "kitsch", "ridicola", sbagliata sutto tutti i punti di vista. Si può dire per una volta che l'abbaglio dei critici è stavolta sontuoso e imperdonabiel. Il film emoziona, funziona a dovere, con una regia che non ha mai bisogno di strafare o di dimostrare una qualche autorialità. La Holland non è Scorsese, non si abbandona al racconto spezzettato dei punti di vista attraverso un montaggio calibrato e chirurgico. La Holland opera una regia di volti, di sfumature, un'elegia storica della figura di Beethoven, andando sempre a toccare elementi dove la natura si dispiega come elemento di perenne (ri)nascita dell'anima. Le sinfonie di Beethoven venogno contrappuntate da una regia audace che filma il tempo del ricordo e della memoria. E' un'opera che introduce alla Storia con la semplicità cinematica di un tv movie spurio, senza scandali di sorta, cercando sempre di accendere e di accedere ai segreti che erano nascosti nella mente del Maestro. Diane Kruger si presenta sotto la luce di un fascino tedesco che la rende Musa redentrice, agli angoli del suo volto la Holland filma le note musicali che appartengono ad un'altra epoca. Ed Harris è la solita conferma. Non ha nulla a che vedere con la figura di un "artista rockettaro", come molti critici lo hanno dipinto. La sua performance era l'unica possibile via per restituire il mood del personaggio.
Eccellente.
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