Regia di Giuseppe Ferrara vedi scheda film
Ex scalatore assurto a una discreta fama, per vocazione partecipativa Guido Rossa passò all'Italsider di Genova per fare l'operaio e il sindacalista. Attivista del PCI, mise insistentemente i suoi compagni in guardia dalle possibili infiltrazioni delle Brigate Rosse nelle fabbriche, fino a quando non subì da parte di queste una rappresaglia culminata nel suo assassinio, nel 1979.
Al suo undicesimo film, Giuseppe Ferrara continua a portarci incessantemente all'interno delle pagine più oscure della recente storia italiana. Intento ancora una volta encomiabile, se non fosse che nel nostro Paese il cinema di Ferrara non ha pari quanto a dilettantismo: dal casting alle musiche a dir poco obsolete di Pino Donaggio, fino al montaggio con le immagini di repertorio e persino al riciclaggio della propria opera (la scena del rapimento di via Fani è ripresa in toto da Il caso Moro e montata con chiarissime differenze di luce e pellicola). Un cinema, insomma, più sgangherato dei poliziotteschi con Maurizio Merli, con attori che sembrano presi da una recita parrocchiale, dialoghi conditi a suon di "belin", casomai qualcuno non capisse che siamo a Genova, didascalico e condito con slogan a raffica, con Mattia Sbragia ancora una volta impegnato a recitare la parte di Mario Moretti. Se non fosse per il suo impegno, ci sarebbe da pensare che quest'ultimo sia il vero alter ego del regista: un infiltrato che rende un pessimo servizio alla sinistra.
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