Regia di Aldo Lado vedi scheda film
Un reporter americano viene trovato morto a Praga. In realtà, sul letto di obitorio la mente dell'uomo si risveglia, sebbene il suo corpo, immobile e freddo, venga abbandonato su un tavolo. Il reporter ripercorre le vicende che l'hanno condotto in quello stato: stava pedinando la fidanzata, dal comportamento sospetto e dalle frequentazioni losche...
La corta notte delle bambole di vetro è l'opera prima di Aldo Lado, già autore di qualche copione, come regista. Il titolo, lungo e arzigogolato, si rifà in maniera del tutto evidente alla moda contemporanea lanciata da Dario Argento con i vari L'uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code, etc.; eppure quello di Lado non è esattamente un thriller, quantomeno non 'alla Argento': la componente macabra - l'uomo non-morto - è soltanto un espediente per mettere in scena via flashback un giallo in odore di spionaggio con colpi di scena gangsteristici e vaghe venature erotiche. E, per chiudere il cerchio, un geniale finale macabro all'ennesima potenza. Insomma: già da questo primo film interamente scritto e diretto da lui, Aldo Lado dimostra di avere buone potenzialità, anche partendo con presupposti 'di genere' e quindi volendo andare incontro a esigenze principalmente di intrattenimento di un pubblico vasto. La 'franconerizzazione' di Jean Sorel (con pettinatura e baffi identici a quelli di Franco Nero in quel periodo) è buffa, ma non toglie nulla al personaggio; la produzione di Enzo Doria si rivela sufficientemente munifica, tanto da ingaggiare un cast internazionale che comprende anche Mario Adorf, Ingrid Thulin e Barbara Bach. Pochi mesi più tardi il regista tornerà sui suoi passi con Chi l'ha vista morire? (1972), più riuscito ancora. 4/10.
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