Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Estrosa miscellanea d'autore, tra il documentario onirico alla Peter Greenaway (Hero) e l'incubo ad occhi aperti nello stile di George A. Romero (Horror). Dal Jean Genet di Un chant d'amour (cui è esplicitamente ispirato l'episodio Homo) Todd Haynes trae la voce della paura e del desiderio, amplificata dal rimbombo della prigionia (rappresentata, nelle tre storie, rispettivamente dall'incomprensione, dalla follia e dal carcere vero e proprio). Il tratto comune alle tre vicende è l'eco assordante della diversità, che, nel mondo circostante, suscita diffidenza e facilmente si trasforma in panico, fino a sfociare nell'aggressività del "tutti contro uno". Il volo finale dei protagonisti (dalla finestra, dal palco del teatro, dalla torre del penitenziario) è l'impossibile fuga dall'isolamento, dall'umiliazione, dal linciaggio, di fronte ai quali il singolo è una vittima impotente. Il pessimismo sociale si risolve, così, in forma di sogno, riservando, alla miseranda fine dei tre sventurati, la nobile e sgargiante tragicità del mito.
"Poison" è il cinema che spalanca gli occhi sulla realtà, soprattutto la più cruda, fino a che le sagome si sformano e la luce prende a fare male: è la visione portata alle estreme conseguenze, che sgrana le immagini fino a far emergere, dall'interno delle cose, gli atomi di allucinazione che ne costituiscono l'essenza.
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