Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Il primo lungometraggio di Todd Haynes è un discreto tentativo di ispezione (molto pessimistico) della diversità in diverse accezioni e della percezione che la società ha di essa, contrapposta alla cosiddetta normalità, ciò che si usa fare per restringere il più possibile le distanze, o per nascondersi.
Haynes in Poison (1990) intreccia tre episodi, tre diversità e tre stili contrastanti: un bambino molto sensibile ma che non esita ad uccidere il padre in difesa della madre, e che scompare dopo aver spiccato il volo da una finestra. Qui lo stile registico è alla maniera del finto documentario e ricorda i primi film di Greenaway (addirittura il tema del volo), ma senza la sua ironia bizzarra.
Il secondo episodio (in bianco e nero) è chiaramente ispirato ai film horror o di fantascienza degli anni '50: un ricercatore beve per sbaglio un concentrato chimico, l'origine delle pulsioni sessuali. Diventato una sorta di Mr. Hyde, espande nelle sue violenze carnali quella che è anche una orribile malattia della pelle. L'amore non lo aiuta e la società lo perseguita, sprezzante della sbandierata carità insegnata dalla cristianità.
Il terzo episodio richiama esplicitamente Jean Genet: un ladro si innamora di un compagno di cella già incontrato in riformatorio. Ma la relazione è travagliata e contrastata, in mezzo a paure, sevizie morbose di altri carcerati e pulsioni insopprimibili.
Un film cupo, interessante, crudo e sconsolato, onirico e desolato. 7 1/2
Musica originale di James Bennett, molto serpeggiante e insinuante.
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