Regia di Don Siegel vedi scheda film
Dopo il periodo d’oro dei western degli anni cinquanta e sessanta, il pubblico cominciò a stancarsi di questo genere gremito di “cowboy e pistoleros”, così, dall’inizio dei settanta, gli stessi registi che operarono nell’ambito di questo tipo di cinema, ormai giunto alla saturazione, decisero di passare al poliziesco d’exploitation: categoria cinematografica con alcuni elementi simili, ma capace di attingere agli scontri a fuoco, tra eroi dal grilletto facile e villain, una nuova ventata di freschezza per il grande schermo che fosse sotto determinate caratteristiche in linea con alcuni fatti di cronaca nera, i quali incominciavano a turbare gli animi della collettività americana e non (iniziava infatti la famosa decade in cui presero piede, nelle vaste aree urbane, gli episodi di criminalità spietata). “Dirty Harry” si rivelò fin da subito un eccellente avvio di quest’indirizzo filmico dalle caratteristiche visivo/contenutistiche piuttosto forti, diventando immediatamente uno dei polizieschi più amati di sempre. Clint Eastwood era già un’icona hoolywoodiana grazie alla saga spaghetti-western di Leone, ma in quest’occasione prendeva i panni di un’antieroe dai modi barbari ed un tantino altezzosi, tutt’altro che determinati da un qualsiasi zampillo di moralismo; armato con una potentissima 44 magnum, pronta a mettere KO ogni fuorilegge che gli ostacolasse la strada, l’ispettore Callaghan, noto come “lo sporco Herry”, per via dell’ambiguità del suo modus operandi e l’aggressività ostinata con cui si scaglia sui nemici, figurò la sagoma perfetta del piedipiatti scaltro e solitario. Il cattivo della vicenda, un’inquietante Andy Robinson, è in perfetta antinomia con questo personaggio, sia per la brutalità dei suoi crimini, sia per la caparbietà nel mettere a punto i suoi folli e feroci misfatti. Il film però non si limita solo proporre un esemplare tratteggiamento dei ruoli, ma riesce ad offrire un perfetto modello strutturale il quale evidenzi come una solida e cruenta trama principale possa essere composta da alcuni sotto-episodi che pervengano a ritmarla al fine di dare un giusto equilibrio tra le scene sanguinose e quelle pervase da un sottile strato di leggerezza ed estrosa autoironia: una serie di versatili tonalità costitutive in grado di smaltire una storia che, senza queste proprietà, risulterebbe forse troppo cupa ed irrigidita. In seguito ne furono girati ben quattro sequel.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta