Regia di Don Siegel vedi scheda film
L'ho visto per la prima volta e ho finalmente capito perché Eastwood è stato eletto a paladino della destra giustizialista. Il film è chiaramente una sorta di manifesto propagandistico dei temi più cari ai liberisti conservatori e sfrutta i fatti relativi al contemporaneo serial killer autodefinitosi Zodiac, trasformato in un cecchino da strapazzo rappresentato evitando il movente psicologico che è la parte più sostanziale di un omicida psicopatico del genere. Così è il male puro che tanto piace al fanatismo di destra di ascendenza cristiana: una sorta di entità demoniaca che compie il male per il semplice gusto di fare il male, un essere deumanizzato. Il cattivo è un puro espediente narrativo per mettere in scena una visione del mondo, antitetica a quella legalitaria. Che sia un film antirealistico ce lo rivela la costruzione stessa del film che inizia e finisce col la stessa battuta da maschio alfa che non deve chiedere mai. La scena e i presupposti narrativi della scena in cui Eastwood sgomina i responsabili di una rapina alla banca è davvero a dir poco ridicola, tanto da risultare a suo modo divertente, da commedia slapstick, puro intrattenimento, un po' come succede negli attuale filone dei supereroi diventati strumenti di propaganda militarista ammerikana. Eastwood, mentre finisce di masticare un hotdog, col suo solito sguardo inflessibile e freddo da maschione, spara da centro strada, senza spostarsi di un millimetro, all'indirizzo di delinquenti in fuga, causando un disastro urbano. Ciò che ho apprezzato maggiormente è la resa visiva. Si vede che dietro la macchina c'è un direttore di talento. La prima sequenza è alla Hitchcock con un'inquadratura dall'alto di una piscina all'aperto, situata in cima ad un edificio. Segue una suggestiva ripresa dal basso dell'ispettore che percorre una serie di passerelle metalliche con uno stile figurativo che unisce astrattismo ed espressionismo. I dialoghi e la concatenazione narrativa delle azioni, invece, non mi hanno affatto convinto, proprio perché caricati in senso propagandistico. Callaghan riesce a catturare il criminale, ma questi viene rilasciato inaspettatamente nella scena successiva, dopo un pesante taglio di montaggio calcolato in modo tale da evitare la confessione del killer sull'omicidio di una ragazzina di cui viene mostrato, però, senza censure, il cadavere nudo a scopo pietistico. Una forzatura narrativa bella grossa escogitata col fine di screditare, anche facendo leva sull'impatto emotivo delle immagini, la cultura "eccessivamente" legalitaria a favore dell'eroismo delle forze dell'ordine cui è esplicitamente dedicata la pellicola. Qua e là ci sono piccoli accorgimenti posizionati nel racconto per bilanciare l'orientamento politico del prodotto audiovisivo. I rapinatori ammazzati all'inizio del film sono afroamericani e li vediamo cadere sotto i colpi del protagonista come in un videogame, ma per scongiurare potenziali accuse di razzismo, nelle stesse inquadrature si vedono altri afromaericani che si guadagnano onestamente da vivere sulle impalcature. C'è anche un personaggio afroamericano che scheccheggia tra le vittime potenziali del cecchino seriale, ma solo per pochi frames. Eastwood, nonostante l'attitudine da supereroe, però è anche un uomo vulnerabile e a volte fallisce, o soccombe in un corpo a corpo col nemico. Come da cliché, le intezioni omicidiarie sono rivelate da una sequela di parole che danno alla vittima la chance di capovolgere la situazione a suo favore. In una scena Callaghan viene malmentato da un gruppo di vigilanti volontari, mentre sta spiando un sospetto. La sua reazione, alla fine, sarà favorevole ai soggetti in quanto esecutori di un rispettabile servizio civile. Anche di fronte ai rimproveri del procuratore o del sindaco l'ispettore non perde mai le staffe ma dimostra rispetto verso il grado superiore. Alla fine l'indole da supereroe, che se ne infischia delle regole, viene fuori, prima con un inquadratura sul suo sguardo di sfida e poi lanciandosi da un cavalcavia sul tetto dello scuolabus. L'illusione non riguarda la storia, ma la sovrapposizione che le persone fanno tra il personaggio interpretato e la persona reale.
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