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La grande città

Regia di Satyajit Ray vedi scheda film

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La recensione su La grande città

di alan smithee
10 stelle

locandina

La grande città (1963): locandina

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - RETROSPETTIVA SATYAJIT RAY

Un giovane ed ambizioso impiegato di banca cerca di fare il possibile per mantenere con il suo solo stipendio, disceto ma non proprio sufficiente per far fronte a tutto, la sua numerosa famiglia composta dagli anziani genitori, la sorella, la bellissima moglie ed i due fgli della coppia.

Conscia di essere una donna di bella presenza, e di poter fare breccia sulle altre persone, la giovane e bella moglie decide di rendersi indipendente e di trovarsi un lavoro che possa contribuire a mantenere la numerosa famiglia. Per questo sceglie di partecipare ad un colloquio di ammissione in cui una azienda la introduce nella vendita di un accessorio da casa, e precisamente una macchina da cucire adatta a famiglie di alto rango.

The Big City: A Woman's Place | The Current | The Criterion Collection

Sharjah Art Foundation Film Screening - Mahanagar (The Big City) by Satyajit  Ray — The Culturist

 

Dopo i primi tentennamenti, la donna riscontra un successo inaspettato, coadiuvata anche dal bell'aspetto che la rende una persona molto ben presentabile. 

Subentrato un problema con il suo principale, a causa della gelosia della moglie di costui, che mal tollera che suo marito si attarsi con una donna così avvenente, la donna pensa di ritirarsi da quel lavoro che tanta soddisfazione iniziava a riservarle, incoraggiata in questo da suo marito, geloso e piuttosto umiliato dal successo della consorte. Ma il fallimento della banca in cui l'uomo è impiegato da tempo, fa si che il lavoro della moglie diventi vieppiù indispensabile per il sostentamento della famiglia.

locandina

La grande città (1963): locandina

Sempre molto legato ed interessato alla condizione e all'orgoglio della donna nella retrograda e maschilista società indiana della prima metà del '900, Satyajit Ray ci fornisce un altro ritratto femminile indimenticabile, innanzi tutto per la bellezza della protagonista, a cui si unisce uno studio sopraffino del carattere e dell'intimità di questa donna che, conscia della propria bellezza e della propria capacità di gestirsi, deve anche battersi contro una intransigenza ed una ignoranza che tende sempre a limitarla in quelle più che legittime ispirazioni, in grado tra l'altro di apportare sollievo ad una condizione familiare he non può contare su nessun ammortizzatore sociale o forma di primitivo welfare, già presente in diverse realtà dell'economia e della civiltà occidentale, ma per l'India sfruttata e sottomessa dall'egemonia imperialistica inglese e ridotta alla stregua di una colonia da spremere e di cui approfittarsi, costituiva un mero e proprio miraggio, quasi quanto vedere una donna specializzarsi in una mansione e contribuire a mantenere la propria famiglia.

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