Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
Due passaggi e nessuno ha avuto ancora la buona volontà di guardarselo. Siete pigroni, perchè questi film valgono sempre la pena. E' un corposo e complesso film di Ray, che tratta temi e problematiche sempre attuali: il senso della famiglia, il ruolo dei membri di essa, il confronto tra vecchio e nuovo, orgoglio e dignità delle persone, scelte morali... Il fatto che Ray sia un grande regista si vede soprattutto dal fatto che sa attrarre l'attenzione rappresentanto anche semplici faccende domestiche di una giovane moglie indiana, cosa che pochi altri registi oserebbero e riuscirebbero a fare. Dà al film una specie di lentezza mai noiosa. Per il resto, i personaggi sono tutti ricchi di sfumature psicologiche e di motivazioni interiori, manifeste o nascoste. Su tutti - e credo anche sul regista - sembra essere posato un velo di tristezza che solo a tratti si squarcia. Ray sembra accettare il nuovo che avanza (la donna che lavora) in quanto inevitabile, ma lo fa non senza nostalgia per il passato e rispettando chi (il suocero di lei) non riesce ad accettare certe situazioni dell'epoca moderna. Devo dire, però, che il finale mi è rimasto come un boccone nel gozzo alla fine di un buon pranzo. La scelta morale della moglie (bravissima attrice) se di per sè sarebbe anche giusta e nobile, è circondata da un forte alone di ambiguità in quanto alla persona che difende, tanto che non capisco il pensiero del regista su quel gesto. Lei si batte (e ci rimette molto) per un'amica piuttosto spocchiosa e ambigua a sua volta, che non si sa bene quanto ricambi i suoi sentimenti. Dopo la sottile tristezza della vicenda, il finale, però, è aperto alla speranza e spezza una lancia a favore del matrimonio, col mutuo soccorso dei coniugi nelle difficoltà.
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