Regia di John Stockwell vedi scheda film
"Turistas" è un film prezioso e non mi stupirei se tra una decina d'anni venisse considerato come un cult movie.
La trama è un classico: gruppo di ragazzi in cerca d'avventure e divertimento si recano in un paese lontano e pseudo-sconosciuto.
Stavolta siamo in Brasile, paese ben più pericoloso e temibile della Slovacchia di "Hostel" o dell'Australia di "Wolf Creek".
Dopo una notte di baldoria sulla spiaggia, all'alba inizia l'incubo.
Una violenza cruda e mai estetizzata rende l'orrore credibile, mentre l'argomento centrale del film, inerente al trapianto (quindi vendita) di organi, lo rende per certi versi quasi attuale.
L'ultima parte calca sul pedale dell'avventura (ma il regista non si dimentica mai che sta girando un horror), e la pellicola ci guadagna, soprattutto perché a tratti ricorda molto "Un tranquillo weekend di paura" di John Boorman (si parva licet). Stavolta non è però del rapporto uomo-natura che si sta parlando: siamo "semplicemente" di fronte ad un ottimo esempio di film di genere, e nel cinema di oggi non è affatto poco.
Un lieto fine un po’ consolatorio poco toglie alla carica di un horror che è da valorizzare soprattutto perché ha il coraggio di scostarsi dagli argomenti triti e ritriti che tanto popolano i film dell'orrore in questi anni.
Al di là di tutto, solo per stomaci forti.
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