Regia di John Stockwell vedi scheda film
Il lavoro di John Stockwell, passato come uno teen-horror dei tanti, non è male. Ribattezzabile “Brasile, il Paese Infernale” dato il precedente carpenteriano, va detto subito che in “Turistas” non c’è nulla di nuovo, ma il piacere della visione è assicurato. Le determinanti che lo rendono un’evoluzione di opere come “The Most Dangerous Game” o “The Island o Doctor Moreau”, sono l’esotismo, il “naufragio”, bei corpi al macello, una casa isolata, alcova di terrori e incubi, qualche prurito sessuale, e un medico tra il folle e il savio. Le discriminanti, invece, che ne alzano un po’ il tiro, sono tutte circoscritte all’agnizione del terribile segreto di quella casa che cambia le prospettive senza però poi cambiare la modulazione narrativa che rimane quella standard hollywoodiana. Un “Extreme Measures” esotico che però non ha lo stesso affondo politico che aveva il film con Gene Hackman e che avrebbe avuto “Turistas” se solo alla sua guida si fosse messo un nome a scelta tra Craven, Cartpenter, Hooper, Zombie o il nostro Dario Argento. Inutile dire che un prodotto commerciale vuole solo sfiorare l’argomento scottante per giustifare l’operazione produttiva, e lascia poi tutto il film ai soliti snodi e ai soliti impasse. Il film, per carità è bello, ma il suo meglio non lo dà là dove ce lo aspetteremmo. Qualche guizzo di sangue c’è (ce n’è di più nella unrated), ma le poche scene di violenza sono rapide. Il regista punto tutto sul contorno: il “naufragio”, il paradiso che poi diventa inferno, le varie fughe. Lineare e per nulla scomodo, “Turistas” si lascia vedere. Max Brown, ovvero l’inglese Liam, è quello che se la cava di più. Va notato che le varie morti sono veloci e poco coreografate, sintomo questo che non erano il centro dell’intenzione creativa del regista. Infatti il film non vola, proprio perché non affonda politicamente il coltello nella piaga, evitando purtroppo che la forma diventi il contenuto. Un plauso, come nota Pier Maria Bocchi, è per aver scansato le ideologie giustizialiste che tanto piacciono agli americani e ai destrosi europei. La trasformazione bestiale c’è anche qui in “Turistas”, ma è bloccata sul nascere. Segnale di rottura?
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