Regia di Robert Rossen vedi scheda film
Film composto da diverse storie e diversi personaggi, il cui tema centrale è l'inutile sofferenza provocata dal razzismo - conclamato o latente - sull'isola del titolo tra nativi, schiavi africani e inglesi. E' un film dolcemente antirazzista ma non ideologico, che mostra con semplicità come gli essere umani siano tali al di là delle differenze esteriori del loro corpo. Pertanto l'amore più genuino tra persone di diverse razze viene giudicato inaccettabile dai più, addirittura come un'infamia e una vergogna. E gli innamorati, incerti se assoggettarsi o no a quest'assurda mentalità, ne soffrono non poco. Le ricerche razziali di quell'ambiguo giornalista che bazzica la trama hanno più il sapore di certe indagini che si facevano in terra teutonica negli anni 30 e 40 che di inchiesta giornalistica sulle ingiustizie del razzismo. I risultati infatti faranno molto più male che bene. Gli attori sono tutti bravi, ma su tutti svetta James Mason, tormentato prima dal dubbio, poi dalla gelosia, e infine dalla coscienza. Le scene dell'omicidio e di lui con la pistola nel bagno fanno vedere la maestria di Rossen, che avrà modo di mostrarsi più chiaramente in opere successive (Lo spaccone). Il razzismo può purtroppo attecchire su entrambe le sponde, come è il caso del nero Harry Belafonte, che ne viene risucchiato a poco a poco e infatti finisce per disprezzare l'amore. Bella la canzone della sigla.
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