Regia di Dario Argento vedi scheda film
Fiacca esperienza americana per Dario Argento, che tenta di coprire il vuoto narrativo di un soggetto -non frutto della sua creatività- con un po' di splatter e tanto (anti)erotismo.
Frank (Steven Weber), poliziotto in pattuglia, salva una ragazza da un'aggressione, colpendo a morte il persecutore. Da dove viene e perché è ridotta in quello stato, la mostruosa (ma anche affascinante, per via d'un fisico sensuale) Jenifer (Carrie Fleming)?
Dario Argento in trasferta americana può disporre di un ottimo cast e validi collaboratori (citiamo a titolo di esempio il Knbfx group di Nicotero agli effetti speciali). Purtroppo sceglie un racconto (tratto dagli EC comics, ovvero Creepy) noioso e privo di interesse dove, a dispetto di quel che ci si potrebbe attendere, non è il gore a farla da padrone, ma il malessere e la mètafora d'un amore sofferto, stile "Il Bello & la Bestia".
Nonostante i mezzi a disposizione e la libertà creativa, qui Argento dirige in maniera totalmente anonima senza cioè vivacizzare le scene con movimenti di macchina o riprese che aggiungano valore (come ad esempio aveva fatto nell'episodio Il gatto nero di Due occhi diabolici).
Risalta (ma a mio parere non è un pregio) una maggior esposizione di dettagli pseudo erotici (che con quel mascherone indossato dalla Fleming l'eros non si può qui invocare) sparsi con insolita -per Argento- tendenza esplicita.
Anche Claudio Simonetti, per giunta, compone una soundtrack tutt'altro che interessante, con cadenze musicali poco più che standard (ovverosia quasi anonime).
Gli entusiasmi manifestati dai fans del regista al tempo della distribuzione (2005) oggi assumono il loro più pertinente significato: fanatismo tipico di chi adora, incondizionatamente, un autore o, se preferite, pregiudizio al contrario.
Andrà un po' meglio con la seconda esperienza americana dei Masters (Pelts), ma non si può certo esaltare il risultato finale... in entrambi i casi (e lo scrive uno che adora il cinema di Argento).
Curiosità
Il look di Jenifer sembra rimandare al piccolo mostro di Phenomena, mentre la scena iniziale (con l'assassina erroneamente scambiata per vittima) non può non richiamare alla memoria analoga situazione proposta nel (ben diverso per qualità) L'uccello dalle piume di cristallo.
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