Regia di Marco Carlucci vedi scheda film
Un giornalista scomodo viene trovato morto: omicidio che viene fatto passare per un infarto e subito dimenticato. Partendo da questo episodio, un cabarettista, amico della vittima, decide di impegnarsi seriamente in politica, difendendo le ragioni di quei tanti “invisibili” che abitano questa nostra Italia, sempre meno fiduciosa nei confronti di un futuro che appare cupo e nefasto. Ci salverà forse quel “punto rosso”, simbolo della campagna elettorale del cabarettista e di un anticonformismo che sfida tutti coloro che non percorrono la via dell’onestà nella vita? Il punto rosso è l’opera prima di Marco Carlucci, girata in digitale con ambizioni ben superiori a quelle concesse dal budget e dalle capacità tecnico-artistiche. Più che ambizioso, il film è avvolto da una sottile, ma non invisibile, pretenziosità, nonché da un banale qualunquismo che non guarda in faccia a niente e a nessuno. Il limite di questa operazione dalle cosiddette buone intenzioni sta proprio nelle troppe aspirazioni, le troppe idee che l’autore ha introdotto nel povero contesto. Di genere indefinito, una fantapolitica drammatica-grottesca con anche qualche punta di comicità involontaria, è un film che lascia perplessi ed annuncia il grillismo che verrà. Non è all’altezza della situazione il protagonista Fabrizio Sabatucci, delude Francesco Venditti, non va oltre la macchietta Ernesto Mahieux, mentre spiccano la meravigliosa Anna Longhi (che garantisce il buonumore), il cialtronesco Andy Luotto e il massonico e torbido Angelo Infanti.
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