Regia di Jane Birkin vedi scheda film
Intorno agli scatoloni di un trasloco, una famiglia si apre come un libro, anzi si srotola come un dépliant: la storia è come lo sviluppo sul piano della struttura quadridimensionale dello spazio-tempo, in cui le distanze si annullano, il presente si sovrappone al passato ed al futuro, i ricordi sono tutt’uno con le confessioni, ed i rimpianti coincidono coi sogni. Il film, come nella migliore tradizione francese, è dominato dalla parola, che è l’espressione di un universo femminile suddiviso in tre generazioni e cinque fasce di età: cinque donne attaccate, in vario modo, ai fantasmi di quattro uomini scomparsi, morti o comunque perduti per sempre. La protagonista è una figura stabile e centrale come lo può essere una boa tra i flutti: un punto fermo che però non serve da riferimento, in un contesto confuso e tormentato, tra gli ondeggiamenti di una personalità profonda e inafferrabile. “Boxes” usa la metafora dei contenitori accatastati per indicare un’apparenza di ordine che nasconde un caos segreto e stratificato: un’immagine della psicologia femminile, improntata ad un’estetica creativa e priva di logica, come la bellezza dei sentimenti e la suggestione fantastica della follia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta