Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Terzo e forse ultimo episodio della saga del truffatore gentiluomo Danny Ocean e della sua banda di ribaldi e sofisticati colleghi, stavolta con una new-entry il “cattivo” Willy Banks (Al Pacino), spregiudicato proprietario di celebri hotel e casinò. Egli inganna e mette fuori dalla società che controlla il suo nuovo strabiliante hotel-casinò, Reuben Tishkoff vecchio socio della banda, il quale non incassa bene il colpo e ha un infarto. Danny e company al capezzale dell’amico architettano una vendetta con i fiocchi per rovinare Banks e l’imminente inaugurazione del locale. George Clooney, Brad Pitt e Matt Damon sono Danny, Rusty e Linus braccia e menti dell’organizzazione truffaldina pseudocriminale che ha come nume tutelare Robin Hood, tutto a scopo benefico. Con l’aiuto di travestimenti, pedine, vecchi amici-nemici come Terry Benedict (Andy Garcia) mettono su una astutissima e complicata macchina simil cavallo di Troia (più concretamente dalle sembianze di una matrioska) per mandare al lastrico il subdolo Banks. OCEAN’S THIRTEEN è all’insegna del divertissement, chic e leggero, un meccanismo a orologeria in cui tutti i sistemi tornano (un’americanata si sarebbe detto un tempo), superaccessoriato e tecnologico, una sorta di film di 007 canagliesco e frivolo. Steven Soderbergh, ex ragazzo prodigio con SESSO, BUGIE E VIDEOTAPES nel 1989 (considerato all’epoca il nuovo Wim Wenders), è resuscitato nel ’98 con OUT OF SIGHT e meritatamente nel 2000 con TRAFFIC e da allora non si è più fermato, capace di girare uno o due film all’anno. Pellicole commerciali ed esercizi di stile (tutta la serie di OCEAN), operazioni ambiziose e vacue (il remake SOLARIS e INTRIGO A BERLINO), capricci virtuosistici (FULL FRONTAL), profonde digressioni sulla provincia americana (BUBBLE) e originali thriller e film di spionaggio (L’INGLESE e THE INFORMANT!). Cast ultrastellare appunto: Clooney sopravvalutato e buono solo per fare spot, Pitt e Damon come il sodale George si ritengono i nuovi Paul Newman e Robert Redford, spiritosi e gaudenti ma risultano talvolta (specie il primo) dei bei bambocci griffati e velleitari come i presunti intenti sociali e satirici di alcune parti dello script. Non è un caso che le partecipazioni straordinarie della rifatta Ellen Barkin e dell’abbronzato Al Pacino, insieme anche a Elliott Gould/Reuben, sono il sale di questa esosa cartolina di Las Vegas condita di musica vintage e omaggi a Frank Sinatra.
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