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Sicko

Regia di Michael Moore vedi scheda film

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La recensione su Sicko

di scandoniano
6 stelle

Michael Moore s’impegna nel suo ennesimo documentario, stavolta teso a scovare quanto sia assurdo e ingiusto il sistema medico sanitario americano. Negli Stati Uniti i politici sono corrotti (Moore addirittura ci fornisce le cifre di quanto siano pagati) da un sistema di assicurazioni sanitarie private per non scombussolare lo status quo attraverso leggi che rendano pubblico il sistema sanitario. Ecco che, con le leggi attuali, la salute è una merce. Moore introduce, come nella sua prassi cine-documentarista, alcuni esempi, innanzitutto di quali siano i casi più emblematici riscontrati tra i suoi intervistati, poi porta alla luce alcune testimonianze di chi da tale sistema ci è uscito (ex impiegati o ex avvocati che sono anche ex complici), poi mette a confronto il sistema USA con quello di alcune altre democrazie (e non!) del resto del mondo, infine cerca di sfondare a Guantanamo prima per finire a Cuba poi.
Il film è positivo perché fa riflettere. Gli intenti di Moore, le sue motivazioni, i suoi presupposti, sono assolutamente legittimi e degni di nota. Occorre aprire gli occhi a chi (gli americani nella fattispecie) non sanno che un altro sistema è possibile.
Ma il problema è: in che modo Moore ci narra tali vicende?
Per avvalorare la sua tesi, Moore arriva a romanzare le storie che racconta ad un punto tale da finire inevitabilmente per essere retorico. Quando, tra l’altro, basterebbe un’asettica narrazione dei fatti. Un documentario appunto. Si potrebbe affermare che proprio nel suo rendere “fiction” il suo studio socio-antropologico, Moore commetta l’errore più grande. Nel riportare momenti o fatti retorici, manichei, eccessivamente trionfalistici o commiserevoli, il regista americano commette lo stesso errore che, probabilmente, ha consentito a George Bush Jr. di vincere nuovamente le ultime elezioni, quando uscì “Fahreneith 9/11”. E tra quest’ultimo e “Sicko” la differenza non c’è: Moore sbatte sempre la testa contro lo stesso muro. Ma intanto i suoi film la gente paga per andarli a vedere. Che il suo scopo non sia quello di informare, ma un altro (molto meno nobile)?

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