Jean-Marc Leblanc funzionario canadese, con una situazione familiare disastrosa e con un lavoro pieno di regole a cui sottostare, s’inventa una vita perfetta e mirabolante, con avventure, successi, donne che lo venerano.
Note
Arcand chiude la trilogia varata con il declino dell'impero americano. Il problema del film è nella sua granitica sicurezza. La tranquillità con cui gioca le carte di un cinismo, con una spruzzata di innocuo umanesimo, allo stesso tempo saldo e gratuito. La necessità che l’intelligenza di scrittura affondi senza pietà ogni forma di identificazione con i personaggi che descrive. Un quadro raggelante che allontana lo spettatore dalla naturale compassione nei confronti dei protagonisti senza redimerlo nell’ovvio finale.
Il pessimismo è ancora cosmico, la satira pungente, le annotazioni critiche corrosive, eppure questa volta c’è qualcosa che non quadra in questa apocalittica visione di una società in declino che scivola, senza più alcuna speranza verso una nuova e definitiva catastrofe: tutto resta sospeso e stenta a definirsi con la necessaria compiuta esattezza
Film che parte bene districandosi tra la vita reale ed immaginaria del protagonista ma che si perde nell'andare avanti con la trama risultando pesante in alcuni punti
Parabola sul ritratto cinico della comodità contemporanea. Buona la realizzazione sotto tutti gli aspetti, senza sbavature neanche nei personaggi minori.
Al termine della visione stavo meditando come per il sottoscritto questo sia un “periodo canadese” di alto livello con il binomio registico Villeneuve / Arcand dei quali penso sia indiscutibile la bravura nel trattare, il primo, problematiche individuali in contesti non convenzionali ( mi riferisco alle sue ultime tre pellicole) e, il secondo, problematiche individuali ma in contesti… leggi tutto
Dovrebbe chiudere idealmente il discorso avviato con Il declino dell’impero americano e con Le invasioni barbariche, pur seguendo lo stesso schema narrativo, il regista Denys Arcand cerca con L’età barbarica altre modalità di esplicazione del racconto. Se nelle Invasioni l’attesa e il senso della morte venivano quasi edulcorate dagli equilibrismi del figlio del protagonista gravemente… leggi tutto
La monotona vicenda del protagonista non offre niente di interessante e coinvolgente , ma è solo irritante. Che grandi riflassioni filosofiche e storiche dovremmo ricavare da un frustrato che si rifugia nel sogno essendo incapace di affrontare la realtà? Che c'entra con la decadenza e la fine dell'impero? leggi tutto
I francesi hanno sempre sfruttato idee bizzarre e originali al cinema e questo film canadese non ne smentisce lo stile.
Viene catalogato come commedia, ma è più che altro di genere grottesco. Le situazioni sono così strane da vertere sul comico involontario.
All'inizio come opera intrattiene e incuriosisce, ma quando si capisce lo spirito con cui è stata…
Scrivo del film a distanza di giorni della visione e di anni da quella de "Le invasioni barbariche".Mi era piaciuto il secondo e ora anche il finale della trilogia mi soddisfa.Il racconto della voglia di evasione di un impiegato statale alle prese con una vita squallida sia nel campo professionale che sopratutto in quella sentimentale è ambientata in Canada, ma credo che possa valere per…
Al termine della visione stavo meditando come per il sottoscritto questo sia un “periodo canadese” di alto livello con il binomio registico Villeneuve / Arcand dei quali penso sia indiscutibile la bravura nel trattare, il primo, problematiche individuali in contesti non convenzionali ( mi riferisco alle sue ultime tre pellicole) e, il secondo, problematiche individuali ma in contesti…
Il film alterna realtà e fantasia di un uomo frustrato. Apparentemente ha tutto, un lavoro redditizio, una bella moglie in carriera e due figlie adolescenti. Il rovescio della medaglia è che sia l'ambiente di lavoro che la famiglia lo opprimano. Si scoprirà nel finale la sua "massima aspirazione". Molto attuale .....
Un amico l’ha definito angosciante.
C’est la vie, senza esagerare le cose narrate da Arcand accadono nella vita. Bisogna essere preparati ad affrontarle. Lucidità, serenità, saggezza? A ciascuno il suo.
È vero, lo sguardo di Arcand è amaro ma anche reale e non privo di compassione, ad esempio l’episodio in auto dopo la morte della madre del protagonista.
Dovrebbe chiudere idealmente il discorso avviato con Il declino dell’impero americano e con Le invasioni barbariche, pur seguendo lo stesso schema narrativo, il regista Denys Arcand cerca con L’età barbarica altre modalità di esplicazione del racconto. Se nelle Invasioni l’attesa e il senso della morte venivano quasi edulcorate dagli equilibrismi del figlio del protagonista gravemente…
Un film piuttosto cinico sui tempi in cui viviamo che utilizza il sogno come materia di evasione; alcuni tocchi felici ma la una conclusione è inconsistente.
Mi è venuta la pazza idea di fare playlist sui mestieri, semplicemente pensando a quella che ho scritto tempo fa sui fotografi... Non so se riuscirò a mantenere l'impegno, ma almeno ci provo: la prima…
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Commenti (4) vedi tutti
Il pessimismo è ancora cosmico, la satira pungente, le annotazioni critiche corrosive, eppure questa volta c’è qualcosa che non quadra in questa apocalittica visione di una società in declino che scivola, senza più alcuna speranza verso una nuova e definitiva catastrofe: tutto resta sospeso e stenta a definirsi con la necessaria compiuta esattezza
leggi la recensione completa di (spopola) 1726792Film che parte bene districandosi tra la vita reale ed immaginaria del protagonista ma che si perde nell'andare avanti con la trama risultando pesante in alcuni punti
commento di ControventoParabola sul ritratto cinico della comodità contemporanea. Buona la realizzazione sotto tutti gli aspetti, senza sbavature neanche nei personaggi minori.
commento di bebabi34Film interessante e ben girato. L'idea dei desideri intimi che entrano nella trama del film a rompere la monotonia è fatta bene.
commento di sillaba