Regia di Chang-dong Lee vedi scheda film
Secret Sunshine è un film sud-coreano del 2007, scritto e diretto da Lee Chang-dong.
Jeon Do-yeon (la protagonista) ha vinto al Festival di Cannes 2007 il premio come miglior interpretazione femminile.
Sinossi: Lee Shin-ae a seguito della morte del marito decide di trasferirsi con il suo figlioletto nella cittadina di Miryang, terra natale del suo defunto compagno in modo tale da onorarlo fino alla fine. Giunta sul luogo proverà ad adattarsi e soprattutto a farsi accettare dalla comunità locale e dopo iniziali screzi sembra quasi riuscirsi fin quando un nefasto dramma la colpisce cambiandole inesorabilmente la vita…
Terminata l’esperienza politica da ministro della cultura e del turismo Lee Chang-dong ritorna a distanza di cinque anni ad impugnare nuovamente la macchina da presa con la volontà di raccontarci attraverso drammi di persone comuni siadiversi aspetti della società coreana sia ragionare anche sulle mille sfaccettature dell’animo umano.
Lee Chang-dong è tra i massimi autori del suo paese, probabilmente l’unico ad aver creato un perfetto equilibrio e punto di contatto fra il cinema impegnato e militante degli anni Ottanta (ricordo che è stato l’assistente alla regia di Park Kwang-soo, maestro della new wave coreana) e l’attuale nuova età dell’oro (ora esplosa a livello mondiale dopo i 4 oscar a Bong Joon-ho) dedita ad un cinema di genere intelligente e sagace.
Lee Chang-dong inoltre già a partire dal suo primo lungometraggio Green Fish (1997), propone e continua a proporre una poetica precisa ed estremamente chiara che ruota intorno ad una serie di elementi e tematiche per lui imprescindibile, come vedremo a breve.
Tendenzialmente ogni film di Lee Chang-dong si apre in maniera estremamente significativa, soprattutto se poi lo si rapporta a ciò che succederà dopo, poiché accenna subito ad un aspetto chiave della vita dei suoi soggetti pervasi da solitudine ed emarginazione.
Le prime immagini di Secret Sunshine riguardano il viaggio in auto di Lee Shin-ae e di suo figlio diretti a Miryang; improvvisamente la macchina a pochi kilometri dalla cittadina si ferma in mezzo al nulla, causa guasto al motore. Il tutto simboleggia argutamente la condizione di isolamento in cui versa o meglio verserà la donna inoltre interessante notare come non ci sia nessuno ad attenderla all’arrivo in città e qui il regista invece allude alla difficile integrazione della protagonista con il resto della comunità.
L’unico che fin dal primo incontro dimostra interesse è il meccanico Jong Chan, ennesima prova magistrale di Song Kang-ho; il suo personaggio è si abbastanza invadente ma le sue intenzioni sono buone.
Jong Chan si innamora perdutamente di Lee Shin-ae, per lei diventa un cattolico praticante oppure si presta a qualsiasi tipologia di favore ed aiuto tuttavia non verrà mai preso in considerazione ed eccoci di fronte ad un altro tema più volte presente nella filmografia di Lee Chang-dong: un amore irrealizzabile. Dopo tutto il fratello della protagonista era stato schietto verso il nostro simpatico meccanico dicendogli «ti do un consiglio, non sei il suo tipo».
Circumnavigando l’inizio del film è possibile individuare un altro tema particolare, ovvero l’elaborazione del luttopresente in due fasi. Inizialmente attraverso il ricordo e la memoria del marito la protagonista riesce in qualche modo a metabolizzare una perdita di una persona a lei così cara tuttavia non sarà possibile fare lo stesso per un figlio.
A seguito della scomparsa del suo bambino, Lee Shin-ae sprofonderà in una condizione depressiva opprimente, sentendo la necessita impellente di entrare a far parte di un gruppo/istituzione in modo tale da trovare un leggero conforto -altro aspetto sempre presente nel cinema di Lee Chang-dong- quindi essenzialmente “incontra” la fede ma quando si presenta il momento di confrontarsi faccia a faccia con la causa del suo dolore comprende la vacuità di alcune parole ricadendo in una crisi tremenda…
Chiudendo il discorso Lee Shin-ae è doveroso evidenziare il suo pessimo rapporto con la propria famiglia enfatizzando maggiormente la sua condizione di isolamento/emarginazione; in un momento chiave dell’opera comprendiamo come la ragazza in passato subiva più volte l’autorità paterna, che non accettava la propensione artistica della figlia (studiare pianoforte), e alla prima occasione la ragazza tronca letteralmente i ponti abbandonando la famiglia. L’unico membro con la quale ha una sorta di rapporto è il fratello minore ma anche in questo caso si evincono dei problemini di comunicazione.
Secret Sunshine mette in scena persino un linguaggio cinematografico abbastanza stratificato; l’inizio richiama una sorta di neorealismo “moderno” ed il regista segue in tutte le sue fasi l’adattamento di Lee Shin-ae in questa nuova realtà cittadina. In questo frangente l’autore fa largo uso della macchina mano unita molte volte a piani ravvicinati o semi-soggettive atte a seguite la donna e suo figlioletto.
Davvero agghiacciante il frangente inerente al rapimento del bambino; Lee Chang-dong innanzitutto omette l’orribile gesto giocando con l’ellissi e si sofferma invece sulla questione del riscatto, gestendo una suspense densissima grazie soprattutto alla voce fuori campo del rapinatore che dunque rimane nell’ombra. Noi osserveremo solamente le reazioni/risposte della povera donna, sconvolta dall’accaduto.
La seconda metà del film avanza una sorta di analisi del credo religioso cattolico, scavando nel profondo e penetrando all’interno di specifiche comunità al punto che in alcune circostanze sembrerà quasi di assistere ad immagini di repertorio.
Vita religiosa alternata a momenti di puro melò -genere apprezzatissimo in Corea- davvero strazianti.
Interessante il finale aperto che dona un pizzico di speranza alla nostra protagonista; finalmente è stata accettata dalla comunità (la proprietaria della merceria ha ascoltato il consiglio iniziale di Lee Shin-ae ed ha ridipinto il suo locale) inoltre il tagliarsi i capelli da sola simboleggia quasi la volontà di provare ad andare avanti forse in compagnia di Jong Chan.
Secret Sunshine è indubbiamente un film particolare non adatto al grande pubblico, a tratti davvero duro da digerire oppure volutamente lento ciò nonostante è una di quelle opere che difficilmente ci si dimentica.
Da vedere almeno una volta.
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