Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Breve film d’essai coreano, che pone molte domande e dà pochissime risposte. Narra di una famigliola, lui tradisce lei, lei, amorfa, ritrova la vita appassionandosi alla storia di un condannato a morte, che andrà a trovare regolarmente, per un periodo, finendo addirittura per farci all’amore. Ciò scatenerà varie conseguenze, non ultima la ritrovata pace familiare, alla fine. Alla regia Kim Ki Duk, regista che mi piace, ma che sicuramente non per tutti, così come questo film, che ho trovato, in alcune scene e personaggi, geniale (il parlatorio con le carte da parati, le canzoni, il direttore del carcere). Uno si chiede, poi, ma come mai questi attori d’Oriente sono, spessissimo, dei grandi attori (fantastici i due protagonisti, ma non solo)? Poi vedi che lei in realtà ha già fatto molti film, alcuni passati pure in Occidente (Happy together, Crouching Tiger, Hidden Dragon, ad esempio, ma pure Chinese Odissey, oltre a film meno riusciti come 2046 e Eros) mentre è da stupirsi che l’attore che interpreta il condannato è in effetti all’esordio, alla facciona. Musiche al solito molto belle, alla fine un film per me tra il 7 e l’8, mentre per critica e pubblico è un gradino inferiore. A Cannes fu battuto da quel filmetto che è 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, figurarsi, che scelta del tubo.
Bella, al solito...
Piace, non piace, divide... a me piace molto. Di solito.
Bravissima, avercene
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