Regia di Andrej Zvyagintsev vedi scheda film
Izgnanie significa esilio, ritirata, ed è il secondo dei quatto notevoli film che fino ad oggi caratterizzano la carriera del premiato e eccellente regista russo Andrej Zvyagitsev.
Una grande e lunga lezione di regia, in un film dalle immagini che, come succede di consueto con cineasta premiato a Venezia col Leone d'oro per Il ritorno, ammaliano e riescono a fornirci una panoramica così intensa delle ambientazioni, che il paesaggio diviene l'elemento più personale ed il fulcro di una vicenda che invece rimane, qui più che nelle altre occasioni, quasi completamente sommersa nell'animo complesso e turbato dei pochi protagonisti.
La telecamera mobile ma morbida del regista spazia da ameni declivi ove prati e dirupi lasciano il posto a piccoli boschi appena accennati, e qua e là a affascinanti spigolose costruzioni: la casa paterna ove si ritira ad inizio film il nostro protagonista Alex in seguito ad un colpo non andato a buon fine e dopo aver curato il fratello ferito ad un braccio; o la chiesa, piccola e alta, spigolosa e sfaccettata che si erge semplice e sfaccettata lungo una vallata solitaria, tra le pendici di un prato scosceso in cima al quale avverrà una sepoltura importante, epilogo di un dramma familiare che non ha avuto nemmeno il tempo di esplicitarsi.
Si perché in The banisment il nostro protagonista si trasferisce di tutta fretta nella casa della sua infanzia: una villa isolata vecchia ma solida, demodé ma confortevole: un focolare domestico localizzato in capo al mondo, ai margini di una falesia che è collegata al lato della civiltà e alla strada per la città da un suggestivo ponte di legno che finisce per essere l'unico collegamenti ufficiale col mondo civile.
Immersi nella natura più rigogliosa, severa, ma anche ordinata e composta, quasi imbarazzante vista la perfezione ed il silenzio da ritiro spirituale che aleggia lungo la valle, l'uomo e la moglie, assieme ai loro due figli bambini, finiscono per soccombere e non reggere ad un clima dove le verità, anche quelle più scomode ed imbarazzanti affiorano senza pudore.
Il comportamento sempre più straniato della giovane e bella moglie induce Alex ad indagare fino a scoprire che la donna è incinta, e a convincersi che i tentativi della consorte di nasconderlo, indicano che il bambino che ha nel ventre non è il suo.
Grazie ad un particolare rivelato da suo figlio Kir, Alex si convince sempre più che sua moglie abbia una relazione col loro amico Robert, e che il bambino sia suo.
Nel contempo la donna è ossessionata dai loschi traffici del marito e del fratello di lui, temendo che il piccolo figlio possa sin da presto seguire le orme paterne, riducendosi pure lui a divenire un fuggiasco braccato.
L'aborto sembra la soluzione più facile e veloce, e quando i coniugi trovano l'accordo e il medico che venga a praticarlo, le condizioni di Vera peggiorano di colpo fino a procurarle la morte.
Dolore ed incredulità armano la mano del marito che si avvia ad eliminare l'amico Robert.
Ma un ulteriore scoperta rivelerà la vera paternità e le reali intenzioni della donna.
Izgnanie è un lungo, doloroso cammino verso lo svelamento di sentimenti troppo a lungo trattenuti e mai chiariti. La natura composta e lussureggiante, la solitudine che sprigiona da ogni immagine, anche quelle inerenti la metropoli che i due protagonisti lasciano per sempre, finiscono per condurre due personalità combattute verso un'autodistruzione che non lascia scampo.
Ecco allora che il luogo paradisiaco e meditativo finisce per richiamare in vita emozioni e stati d'animo primordiali che rendono i due protagonisti ancora più vulnerabili ed impossibilitati a chiarirsi l'uno con l'altro, visto che la parola svanisce sostituita dalla contemplazione e dall'istinto.
The banishment è un noir affascinante che vive di contemplazione e di frasi non pronunciate, di comportamenti celati e di misteri mai chiariti, quando una semplice parola avrebbe potuto appianare e risolvere un dramma familiare che si consuma ineluttabile e tragicamente fino all'epilogo annunciato.
l film meno noto del gran regista russo Zvyagitsev, interpretato nuovamente, dopo Il ritorno, da Kostantin Lavronenko - che, per l'occasione, fu premiato a Cannes come miglior attore - è una lunga, ininterrotta seducente carrellata di scene madri indimenticabili: una sapiente cascata descrittiva di spazi e silenzi di un confine del mondo la cui bellezza e perfezione lascia senza parole, finendo per creare ansia e aspettative disturbanti, che sono la conseguenza ultima del maturare di un dramma autodistruttivo che separa per sempre una coppia alla deriva che non riesce a capirsi, a parlarsi, a condividere l'intimità di un evento che al contrario avrebbe dovuto rinsaldare la loro unione.
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