Regia di Cristian Mungiu vedi scheda film
Un utente su Badtaste aveva detto che il cinema della Romania attualmente è il migliore al mondo, così ho deciso di partire con un titolo ed un regista quotato come Christian Mungiu e l'esordio ha ripagato le aspettative visto che 4 Mesi, 3 Settimane e 2 Giorni (2007), si può annoverare tra i film chiave del nuovo millennio e quindi tra i capolavori assoluti della storia del cinema e vincitore a sorpresa della Palma d'oro a Cannes e di numerosi altri premi.
Non è un film sull'aborto in sé per sé su cui c'è stato un dibattito internazionale abbastanza calcato intorno al film, ma come evidenzio' la critica rumena ed il noto critico inglese Peter Bradshaw, ci troviamo innanzi ad un dramma intimo che partendo da una questione etico-morale (l'aborto di Gabita), mette a dura prova l'effettivo legame tra Gabita (Laura Vasilu) e Otilia (Anamaria Marinca), due studentesse universitarie ai tempi della fase finale della dittatura di Ceausescu, nel 1987.
Lo stile registico di Mungiu consiste in camera a mano con lunghi e complessi piani sequenza, uniti a dei longtake a camera fissa in sequenze di vivace confronto come il faccia a faccia tra Otilia e una donna alla reception di un albergo e la cena del compleanno della madre di Adi, quest'ultimo ragazzo di Otilia.
Lo stile adoperato mantiene la giusta distanza tra i personaggi principali, così come nonostante il fermo immagine prolungato sul feto, il regista saggiamente non sceglie di prendere posizione su tale delicata materia, che dovrebbe essere rimessa alla totale autodeterminazione della donna.
Più che sull'aborto in sé, la pellicola mette in scena un dramma etico dove l'intimità sofferta di tale scelta è messa in discussione dalla burocrazia e dalla legislazione di un paese immerso nella totale dittatura, dove anche una questione estremamente personale, diventa un incubo burocratico e materiale dove lo Stato pretende di controllare.
Il tutto è accompagnato da una fotografia minimalista desaturata, che immerge appieno lo spettatore nel 1987, dove ogni atto per eseguire un aborto clandestino, deve essere eseguito con circospezione, pena l'arresto. La macchina da presa segue continuamente Otilia per le strade notturne e senza alcuna illuminazione della città, trascinandola in una sorta incubo metropolitano ansiogeno sulla scia di Fuori Orario di Martin Scorsese (1985), dove il suo personaggio affannosamente cerca di liberarsi del corpo del "reato", come se fosse una criminale ricercata, che si aggira tra strade disastrate e decadenti palazzoni verticali di puro cemento.
Bravi tutti e tre gli attori principali, con menzione speciale per il medico clandestino interpretato da Vlad Ivanov e soprattutto per Anamaria Marinca, che riesce a dare concreto spessore ai molteplici drammi etici del suo personaggio, specie nella lunga sequenza della cena, dove sfoggia un'espressione mista tra ascolto passivo, sguardo semi-assente e latente tensione per l'amica lasciata temporaneamente in albergo, avrebbe meritato un premio a Cannes anche lei come miglior attrice senza ombra di dubbio.
Costato solo 600.000 euro, il film fu un buon successo e vinse numerosi premi internazionali, ma inspiegabilmente non l'oscar a cui neanche venne nominato.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori: //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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