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Regia di Cristian Mungiu vedi scheda film

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La recensione su 4 mesi 3 settimane 2 giorni

di Baliverna
9 stelle

Romania 1987: una ragazza accomagna l'amica a fare un aborto clandestino, al quarto mese di gravidanza.

Dai titoli di coda, si evince che è un altro episodio dei "Racconti dell'età dell'oro", che è stato staccato da quelli probabilmente per la durata da film intero. Lo spirito, però, è lo stesso: raccontare vicende piccole dal lato pubblico, ma grandi da quello privato, ambientate nella squallida Romania degli anni '80. La penalizzazione dell'aborto da parte di Ceausescu non è certamente da rincondurre a convinzioni morali del dittatore, ma, come disse lui, al desiderio di avere "40 milioni di sudditi".
L'ho trovato un film perfettamente riuscito, molto teso, che mantiene una posizione incredibilmente distaccata verso un argomento sul quale ognuno di noi ha le sue convinzioni, ma vanta anche un'insolita sincerità. Nessun didascalismo, nessun messaggio, ma una vicenda, un dramma, calati in un contesto sociale tra l'ostile e l'indifferente. Anzi, le due tormentate ragazze sono circondate da feste e da una finta spensieratezza, che mi hanno ricordato situazioni che quasi tutti hanno vissuto: quando cioè si deve presenziare ad eventi mondani o frivoli in momenti in cui non lo si vorrebbe affatto, quando si hanno ben altri problemi e gatte da pelare, e neussuna voglia di divertirsi. In questo contesto, la figura del fidanzato della biondina rimane una figura ambigua. Vuole sapere i suoi problemi sono per curiosità, o solo perché teme lo tradisca, e non per partecipazione umana o per aiutarla. Anche le sue affermazioni su una possibile gravidanza futura della fidanzata rivelano un fondo di egoismo. Non è disposto a rinunciare ai rapporti sessuali, e dice mezze frasi sul matrimonio, ma anche su un possibile ulteriore aborto. Di contro, però, è molto preoccupato di non far brutta figura con i genitori e i loro amici. La sua stessa madre, però, sembra avere un pudore e un rispetto maggiore al dramma che intuisce stia vivendo la ragazza.
Precisato il tono distante e apartitico della narrazione, va anche però rilevato un altro punto che forse contrasta con ciò. Il regista non fa nulla per sminuire l'orrore della procedura di abotro, buttando qua e là particolari che mi hanno messo i brividi (io sono un convinto "anti"). Oltre al tubo infilato lì e all'iniezione, il tizio che glielo fa raccomanda "non buttate il feto giù per il water, né intero né a pezzi, ma giù per la colonna dei rifiuti al decimo piano di un condominio. Non seppellitelo, perché i cani lo dissotterrerebbero...". Lo stesso particolare che la ragazza è al quarto mese, fa pensare che il piccolo sia sopravvissuto non poco sul pavimento, prima di morire. Si pensa per un po' che il regista non lo inquadrerà, ma invece lo fa, con un'inquadratura degna di un film di Cronenberg. Infine, le due ragazze sono tutt'altro che tranquille, e alla fine si promettono di "non parlare mai più" di quel gesto. Questa sincerità e questa non-censura va a mio parere a tutto merito di Mungiu.
Al solito, il regista gira con piani sequenza e un montaggio quasi assente. Cionondimeno, è un film che suscita una forte partecipazione e ci tiene sulla corda per tutto il tempo.

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