Regia di Cristian Mungiu vedi scheda film
Due ragazze in una stanza d'albergo. Una stanza grigiastra, seriosa, "vecchia". Com'è grigio e opaco, sottilmente inquietante, quasi tutto quello che circonda le protagoniste, le strade della città, soprattutto ma non solo di notte, la hall e il ristorante dell'albergo, persino i corridoi del pensionato studentesco nel quale vivono. Gabita e Otilia dividono la stessa stanza, Gabita è incinta e non vuole il bambino, Otilia l'aiuta ad abortire, raccoglie i soldi, trova il "contatto" giusto, prenota la camera nella quale, in silenzio, si svolgerà l'operazione, l'assiste. Il rischio è la galera: negli anni 80 di Ceausescu l'aborto è illegale, le interruzioni di gravidanza clandestine prosperano, le donne muoiono. Ma, nonostante le strumentalizzazioni di cui è stato oggetto al momento della presentazione al Festival di Cannes (dove ha vinto la Palma d'oro), 4 mesi 3 settimane 2 giorni ("l'età" del feto) non è principalmente un film sull'aborto: è un film su una società poliziesca e chiusa, ingiusta e sospettosa, talmente disperata che persino un atto come un aborto finisce per perdere qualsiasi connotazione morale. Un aborto è un "fatto", un intervento fisico, per svariati motivi pericoloso, descritto in un lungo, freddo piano sequenza da colui che lo attuerà, il signor Bebe (Vlad Ivanov, un attore magnifico). Infatti sono le peregrinazioni, i gesti frettolosi e segreti di Otilia (l'amica, la vera protagonista), la sua ricerca affannosa di un pacchetto di Kent (un bene prezioso, che servirà a tacitare un'inserviente), le sue dimenticanze (quel documento di identità lasciato prima in camera e poi alla reception, in un paese totalitario e poliziesco), persino le sue ansiose diversioni (poco più di un'ora trascorsa a casa del fidanzato), a rappresentare la vera traccia narrativa del film. "Fare", perché non ci si può permettere il lusso di interrogarsi sulle scelte. Un'immagine, scomoda ma concreta, ci dice a che punto di alienazione disumanizzante sia arrivata la società rumena in quegli anni. Un'immagine che non va assolutamente scambiata per un giudizio morale di Cristian Mungiu (anche sceneggiatore del film) sulle sue protagoniste. 4 mesi 3 settimane 2 giorni è lucido, duro e giusto, costruito con il ritmo e la tensione di un thriller.
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