Una notte, Maloin, lo scambista di una ferrovia portuale, assiste non visto a un omicidio e recupera una borsa piena di soldi. Così comincia il suo incubo.
L'abissarsi nella luce panica del noir in una zona (come in Simenon) privata del superfluo, oltre la morale, senza epifanie. La dolorosa consuetudine dell'ordinamento umano che, orfano di dottrina e controllo, sfrutta l'umano. La Storia, in tempi di crisi perpetua sempre pronta a incoronare Pétain a Vichy, scorre invisibile e determina inesorabile.
Mattonata minimalista ungherese di una lentezza esasperante per di più in bianco e nero, inquadrature statiche, atmosfere a volte sulfuree, un film di concetto senza alcuna parvenza di suggestionalità. INGUARDABILE.
cosa ne penserebbe Simenon, autore dell'omonimo romanzo? All'inizio c'è la fedeltà a una tensione che riconosco nel testo, ma poi le azioni di Tarr divengono rarefatte, sospese, assenti.
...che poi sarebbe l'uomo ( il Commissario dedicato ) dell'uomo di Londra, Mr. Mitchell.
Simenon a Dieppe ( location Corse ( Bastia ) ed est europee ), dove Montgomery ( immensamente più volpe, lupo, lince, aquila di Rommel ) non fallì il raid però solo perché non poté, trasferito sul fronte Nord Africano a far man bassa d'italiani… leggi tutto
Più che in altri film, in L'uomo di Londra Béla Tarr ha paura del buio, quello della notte spezzata da luci fisse e freddamente bianche, fasci di luce "visiva" che si specchiano su un mare che da subito diventa tomba. Tarr ha paura di quei momenti neri e ciechi dovuti alle intersezioni delle vetrate da cui lui come Maloin osserva la vita sospesa del mondo, mentre scivola da un punto all'altro… leggi tutto
io vorrei che ci fosse la possibilità di non mettere un giudizio. ma non perchè io provi soggezione al cospetto di certi registi come tarr, solo perchè il modo di vedere il cinema di tarr e il mio sono talmente lontani, che non c'è proprio possibilità si avvicinino. ha di bello tarr che per buona metà i suoi film te li puoi vedere col fast forward che non ti perdi niente se non minuti di… leggi tutto
Non è assolutamente farina del mio sacco.....bensì degli autori Alberto Brumana, Carlo Prevosti, Sara Segrati e Marco Valsecchi, che nel 2010 pubblicarono un libro intitolato appunto "D!spersi - Guida ai…
Tarr si confronta con il genere noir confermando la sua inarrivabile maestria.
I personaggi si muovono all'interno di elaboratissimi piani sequenza geometrici e privi di qualsivoglia casualità (ogni taglio di inquadratura è perfetto e ogni granello di polvere è studiato e al suo posto) e dove è il suono a dettare il tempo con una…
Un uomo (Miroslav Krobot), che lavora come addetto agli scambi in una stazione ferroviaria vicina ad un porto, assiste all'omicidio di una persona e arriva a possedere una valigia piena di soldi.
'L'uomo di Londra' è - fino ad ora - il penultimo film di Bela Tarr ed è ispirato all'omonimo romanzo di Georges Simenon, ma il cinema dell'autore ungherese, pur partendo da un testo…
Trasposizione cinematografica di un romanzo di Simenon (che non ho letto), L’uomo di Londra rappresenta le fragilità umane inserite comunque in un quadro di complessivo dramma esistenziale tipico del regista ungherese. Nello specifico le umane debolezze sono tentate, nel protagonista, da un’ingente somma di denaro “sporco” che potrebbe ridisegnare le sorti…
Maloin (Miroslav Krobot) lavora come manovratore in una stazione portuale. Una notte, mentre è di turno, assiste dalla sua postazione ad una lite tra due uomini che si contendono una valigia. La lite sfocia in omicidio, la valigia termina in acqua e l'assassino (Jànos Derzsi) fugge via. Maloin scende a recuperare la valigia e scopre che è piena di soldi. Potrebbe…
A dirla tutta la lettura della Trama sembrava poter porgerci in visione un Film almeno piu' interessante dei soliti Filmoni stralunati e difficili da capire sempre in b/n di Bela Tarr ma purtroppo vengo smentito dai fatti : sempre la solita minestra lento/soporifera e lungaaa.voto.3.
Più che in altri film, in L'uomo di Londra Béla Tarr ha paura del buio, quello della notte spezzata da luci fisse e freddamente bianche, fasci di luce "visiva" che si specchiano su un mare che da subito diventa tomba. Tarr ha paura di quei momenti neri e ciechi dovuti alle intersezioni delle vetrate da cui lui come Maloin osserva la vita sospesa del mondo, mentre scivola da un punto all'altro…
"L'uomo di Londra" è uno dei miei film preferiti del regista ungherese Béla Tarr. La ritengo un'opera parecchio sottovalutata e purtroppo troppo poco vista qui da noi. La distribuzione italiana se ne è ovviamente dimenticata - leggerezza che abbraccia ahinoi tutto il cinema di Tarr e parzialmente riparata dalle distribuzioni homevideo - ma non si può non parlare di quello che non è un…
io vorrei che ci fosse la possibilità di non mettere un giudizio. ma non perchè io provi soggezione al cospetto di certi registi come tarr, solo perchè il modo di vedere il cinema di tarr e il mio sono talmente lontani, che non c'è proprio possibilità si avvicinino. ha di bello tarr che per buona metà i suoi film te li puoi vedere col fast forward che non ti perdi niente se non minuti di…
Il cinema che riflette sul denaro, e sulle sue capacità corruttorie. Quattro metafore dell’animo umano logorato dal denaro, che diventa una sorta di amplificatore degli istinti violenti (più o meno) nascosti in…
...che poi sarebbe l'uomo ( il Commissario dedicato ) dell'uomo di Londra, Mr. Mitchell.
Simenon a Dieppe ( location Corse ( Bastia ) ed est europee ), dove Montgomery ( immensamente più volpe, lupo, lince, aquila di Rommel ) non fallì il raid però solo perché non poté, trasferito sul fronte Nord Africano a far man bassa d'italiani…
Un uomo, con moglie e figlia ed economicamente instabile, assiste ad un omicidio e recupera la valigetta oggetto della lite, piena di denaro, ha così l'occasione di cambiare la propria vita, ma sarà oppresso dalla presenza del proprietario della valigetta che sembra aver intuito tutto. "L'uomo di Londra" è composto da un insieme di artistici lunghissimi piani sequenza, anche della durata di…
"Lo spessore di una lama basta a separare la malinconia dalla felicità" ( "Orlando") Icona di femminilità androgina e intellettuale,attrice coraggiosa e di straordinario talento,sempre alla ricerca di nuove sfide…
Bela Tarr, uno dei maggiori registi viventi (ahimè ritiratosi lo scorso anno), compie una memorabile incursione nel noir. Lontano dalle desolate lande magiare, affronta una sceneggiatura palesemente stereotipata, nonostante la nobile fonte (Simenon), e realizza quello che si dice "un film di regia". Nell'esporre, con tutta la calma meticolosa tipica del suo cinema, la più classica del trame…
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook, ma c'è un nick con lo stesso indirizzo email: abbiamo mandato un memo con i dati per fare login. Puoi collegare il tuo nick FilmTv.it col profilo Facebook dalla tua home page personale.
Non ci sono nick associati al tuo profilo Facebook? Vuoi registrarti ora? Ci vorranno pochi istanti. Ok
Commenti (5) vedi tutti
L'abissarsi nella luce panica del noir in una zona (come in Simenon) privata del superfluo, oltre la morale, senza epifanie. La dolorosa consuetudine dell'ordinamento umano che, orfano di dottrina e controllo, sfrutta l'umano. La Storia, in tempi di crisi perpetua sempre pronta a incoronare Pétain a Vichy, scorre invisibile e determina inesorabile.
leggi la recensione completa di mckMattonata minimalista ungherese di una lentezza esasperante per di più in bianco e nero, inquadrature statiche, atmosfere a volte sulfuree, un film di concetto senza alcuna parvenza di suggestionalità. INGUARDABILE.
commento di Utente rimosso (Pandacattivo)Come ha già detto Zombi, meno male che esiste il fa
commento di wang yuVoto 6. [07.04.2012]
commento di PPcosa ne penserebbe Simenon, autore dell'omonimo romanzo? All'inizio c'è la fedeltà a una tensione che riconosco nel testo, ma poi le azioni di Tarr divengono rarefatte, sospese, assenti.
commento di urios