Regia di Fatih Akin vedi scheda film
La Germania, la Turchia. In mezzo un’umanità varia e colorata caratterizzata da personaggi-feticcio che di continuo s’incontrano, o al limite si sfiorano. Ognuno con la propria storia alle spalle, con la propria vita in bilico, col proprio bisogno di ritrovare un identità oppure di costruirsi un nuovo amore. Padri, madri e figli che “tentano” una vita in quel melting-pot culturale e sociale (ormai) chiamato Europa.
Comunemente si parla del regista Fatih Akim come di un nuovo "Autore" nel campo del genere melodrammatico. Ma, intendiamoci subito, “Ai confini del Paradiso” non è un film d’Autore, casomai possiamo parlare di un'onesta opera d’artigianato che l’abile cineasta turco-tedesco ha saputo ben confezionare. Nel film, miglior sceneggiatura a Cannes 2007, aleggiano una certà gratuità e un certo bozzettismo (furbetto) che inesorabilmente smosciano e mortificano di continuo i numerosi e “incredibili” coupe de theatre presenti nello script. Akim, come nel suo precedente “La sposa turca”, manca di quella introspezione, di quella finezza e di quel respiro lungo che appartengono ai grandi registi che si sono cimentati con il Melodramma.
”Quindi si parla di aria fritta??” Non proprio ma per favore non facciamo il nome di Fassbinder, quello era un’altra cosa.
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