Regia di Ulrich Seidl vedi scheda film
Dopo l'esordio con "Canicola", 2003, e prima del suo capolavoro, il trittico del "Paradiso", il grandissimo regista austriaco affonda la sua lama grondante solitudine, raccontando, in parallelo, la storia di due vite, quella di una ragazza ucraina che si reca in Austria nella speranza di un lavoro e, paradosso, quella di un ragazzo austriaco, che in Ucraina si reca, offrendo, a sua volta, manodopera. Ma, ancora una volta, lo fa a suo modo, col suo cinema geometrico e altissimo, censurato ferocemente dalla schifosa distribuzione italiana, in cui ogni cosa è mostrata senza reticenza o paura, nella sua scheletrica, devastante, realtà. L'abisso della società austriaca, paradigma di quella europea attuale, col suo presunto benessere, viene ancora una volta dipinto implacabilmente. Attorno, in pochi gesti, in poche cose, negli occhi e nei gesti di Olga, nel tenue rigurgito di dignità di Paul, giace la sola poca speranza, la luce fioca di un'umanità sempre più grottesca e disperata. Il cinema di Seidl è essenziale e necessario: uno schiaffo salutare a tutte le vostre piccole certezze.
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