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Persepolis

Regia di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud vedi scheda film

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La recensione su Persepolis

di ROTOTOM
8 stelle

Una delizia per gli occhi. Come un Davide fatto con immaginazione, ironia e cultura contrasta i Golia dell’animazione ipertrofica il cui messaggio molto spesso si riduce autoreferenzialmente nell’esibizione dell’animazione stessa.
Tratto dalla graphic novel di Marjane Satrapi, il piccolo gioiello animato muove le sue figurine bidimensionali sullo schermo bianco dell’immaginazione come fossero ombre cinesi. Bianco e nero secchi, tagliano in due l’empatica emotività di chi assiste tra storia e surrealismo, vita vissuta e immaginata, riso e commozione in un compendio raro di emozioni che sgorga limpido da un’animazione volutamente primitiva, essenziale, ma che acquista una favolistica profondità come quando si apre e si penetra in un libro pop up.
Storia autobiografica di una bambina intelligente, animata da una profonda coscienza critica che assiste al progressivo imbarbarimento del paese che abita, l’Iran, per mano dei fondamentalisti islamici. Lo straniamento per scoprirsi straniera in patria, si somma allo smarrimento di ritrovarsi studente, a Vienna, ancora più straniera, vittima di pregiudizi e di emarginazione vista la sua provenienza da un paese “difficile”. La bambina crescendo e istruendosi ha però la fortuna di conoscere una parte di mondo più estesa delle sue coetanee iraniane incastrate tra le macerie di una guerra assurda e il fondamentalismo sempre più oppressivo in grado di soffocare qualsiasi libertà. Il racconto quasi caricaturale della propria vita assume, grazie ai disegni che non replicano la realtà ma la interpretano mostrandone l’essenza grottesca e favolistica, una connotazione politica di grandissimo impatto. Dietro la prima impressione di fumetto animato in modo semplicistico cresce man mano in chi assiste, una reale e genuina immedesimazione nelle vicende della vita della protagonista, il messaggio passa per canali sottili, dolorosi e intuibilmente veri. Un capolavoro che cresce dentro nel tempo e spinge per essere rivisto, solo dopo la visione infatti tutti i temi così leggermente toccati affiorano nelle immagini, nelle sensazioni e nelle figure di ombre e luce che li hanno animati. Il profondo appagamento che queste opere d’arte insinuano nello spettatore, è dovuto all’intima consapevolezza che ancora le idee e la genialità possono fare molto di più di una sterminata esibizione di trucchi da baraccone. Assimilo per potenza evocativa questo film a un capolavoro passato inosservato, o quasi, acclamato solo da pochi attenti cinefili: Appuntamento a Belleville. Stessa commozione e purificazione dell’anima, nonostante i temi completamente diversi, stesso lavoro allo stato dell’arte, nonostante la diversa tecnica adottata, medesima passione e capacità di produrre emozioni. Persepolis è uno scandaglio gentile, che scava nel profondo e appaga per semplicità, narra la storia di un popolo tracciandone solo il profilo ma rendendolo riconoscibile, mirabile esempio di sintesi grafica. Riesce a ridere del male, a mostrare l’ottusa cecità dei fanatici, fonde tutto con l’amore e uno sguardo disincantato sul mondo intero, uno sguardo che è quello essenziale e franco di una bambina curiosa, come i disegni che interpretano quello stesso sguardo. Da non perdere

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