Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Quindicenne solitario e riflessivo, Arturo cresce senza la luce materna e con poco più che l'ombra paterna; il suo percorso di maturazione si impenna quando conosce la matrigna Nunziata, giovane ma determinata, e si rende conto di poter sostituire la figura paterna, di poterne prendere il posto ed assumerne il ruolo. Ed è proprio a quel punto che Arturo capisce di essere pronto per vivere una vita propria, da 'adulto', e parte, si allontana dall'isola in cui ha sempre vissuto finora. Non è certo un caso la scelta dell'isola come scenario: il ragazzo è a suo modo un'isola, un individuo, una presenza a parte nella sua stessa famiglia e nel mondo in cui egli vive. La forza che lo spinge definitivamente ad andarsene, e quindi a cercare la propria strada, è la presa di coscienza di non avere più alcun obbligo nè legame nei confronti del padre. Tratto da un romanzo di Elsa Morante, sceneggiato da Damiani, Ribulsi, Liberatore e Zavattini, L'isola di Arturo è un bel ritratto in bianco e nero del travaglio interiore di un adolescente; certo, di nuovo non c'è granchè, ma ci mostra un regista dalle buone capacità e sfoggia un minimale, ma discreto gruppo di interpreti, fra i quali certamente va lodato il giovane Vanni De Maigret/Arturo. 6/10.
Arturo ha 15 anni, è orfano di madre e vive sull'isola di Procida; viene raggiunto dal padre, che si è da poco risposato con la giovane Nunziata e da lei ha quindi un altro figlio. Il padre si allontana e lascia Arturo e Nunziata soli: fra i due nasce un legame ben più stretto di quello fra figliastro e matrigna. Il padre torna quindi con un amico appena uscito di prigione per amnistia, ma disposto a tutto, anche a tradire gli amici...
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