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Grindhouse. A prova di morte

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Grindhouse. A prova di morte

di scandoniano
4 stelle

Un misterioso uomo che si fa chiamare Stuntman Mike si diverte a seguire delle belle ed ignare vittime predestinate. Tuttavia le cose non vanno sempre secondo i piani ed un programmato scontro automobilistico spariglierà le carte…

Non si può certo negare che Quentin Tarantino sappia il fatto suo. Lui osa, ha il coraggio di incidere su pellicola la “sua” idea del cinema, infischiandosene dei rischi che va a correre: nell’anno del Signore 2007, il suddetto scrive, dirige e (come al solito) presenzia in uno slasher in stile blaxpoitation!

Nonostante il coraggio, in “Grindhouse – A prova di morte” a spiccare è solamente l’istrionismo misto ad autocompiacimento del regista. Tarantino, oltre a riproporre con perseveranza maniacale i suoi topoi (musica ricercata, dialoghi fiume, citazioni velate o esplicite, piedi femminili onnipresenti, scene esplicitamente pulp), concentra tutti i suoi sforzi nel tentativo di fare un film sensazionale, nel senso letterale del termine. Ecco allora che si avvale di una messa in scena sporca, con interferenze posticce previste a tavolino, falsi salti di montaggio, addirittura un modo di inquadrare d’antan: il tutto organizzato come fosse un film girato negli anni ’70. Tuttavia, seguendo le vicende, si comprende come esse siano contemporanee (e i riferimenti tecnologici confermano che si tratta di una burla). In realtà, ad essere sinceri il film più che una burla è un grande bluff (o una “presa per i fondelli”, se si preferisce l’espressione). Mentre Tarantino intorta lo spettatore con giochi di prestigio d’alta scuola, sul grande schermo passa il nulla: ragazze che parlano di fatti loro, frasi di senso incompiuto a causa di una caterva di parolacce, un cattivo che prova ad uccidere senza un perché, una sceneggiatura banale ed incoerente. E non può una scena, una sola, per quanto splendidamente girata (quella del frontale programmato da Stuntman Mike), salvare un film che è soltanto “chiacchiere e distintivo”. Ma Tarantino è un temerario, si sa. Dunque, prendere o lasciare. 

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