Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Nuova scorribanda al cinema per Quentin Tarantino, a quattro anni oramai dal dittico di "Kill Bill", per un'operazione simile a quelle realizzate da autori solitamente considerati di culto, e specializzati in "falso" cinema di genere: "Grind House"( erano le sale che proiettavano a cottimo filmacci di serie B e C) nasce come progetto doppio, due piccoli film realizzati da Tarantino stesso e il "fratello di celluloide" Robert Rodriguez, uniti in uno spettacolo che al botteghino USA ha ottenuto pochi consensi. Quindi, da noi esce , per ora, solo lo spezzone tarantiniano, allungato di qualche minuto per giungere a due ore di durata, con gli appositi effetti a simulare la visione da sala di terz'ordine, con graffi sulla pellicola, rabberci di montaggio, e cose similari. Diviso al proprio interno da due metà nette, apparentemente molto vicine, in realtà una più legara alla vena logorroico- citazionista dell'autore di "Pulp Fiction", l'altra decisamente più d'azione: violenza e parlar sporco non vengono lesinati di certo, e se si vuole Tarantino si diverte a raccontar poco facendo forza sulla sua capacità di rielaborare cinema d'altri rivestendolo di smalto suo Doc. Però ci sono momenti di cinema di rara classe ( l'entrata in scena del "Mostro" Kurt Russell, gli spettacolari inseguimenti e incidenti d'auto, l'atmosfera genericamente folle che permea tutta la pellicola), e la cifra d'autore è percepibile quasi sempre: in un ruolo dapprima pensato per Mickey Rourke o Sylvester Stallone, Russell si presta duttilmente evitando un facile gigionismo, e la propensione ad esaltare la natura amazzonica delle fanciulle dalle lunghe cosce e dai modi spicci che ama tanto ormai è un leit-motiv che conosciamo bene.
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