Regia di Marina Spada vedi scheda film
Claudia, trentenne milanese anonima, inquieta e sofferente, si invaghisce del suo insegnante di russo, Boris. Il quale, dopo averla respinta, le chiede di ospitare una presunta cugina, Olga. Le due donne diventano amiche, finché la ragazza ucraina scompare senza un perché. E Claudia, testardamente, decide di non fare finta di nulla. Tosto Come l'ombra, secondo lungometraggio di Marina Spada dopo il sorprendente Forza cani. Una messa in scena dilatata per una Milano cattiva, splendidamente fotografata da Giuseppe Basilico che continua con quest'opera la sua riflessione sul paesaggio urbano disumanizzante. Una metropoli (ormai) multietnica che ancora non si è accorta di esserlo. La storia tra le due donne diventa metafora dell'accoglienza, e curiosamente è il punto di vista di Olga, specie durante la sua assenza, a farsi insostenibile e a denunciare l'impermeabilità morale della città. Qualche vezzo autoriale di troppo rende a volte faticoso l'incedere narrativo, ma è chiaro come la regista ricerchi uno stile che sia netto e sappia raccontare senza compromessi il mondo. E a tanti anni di distanza, fa male scoprire come l'aria dell'ovest sia ancora tutt'altro che serena.
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