Regia di Marina Spada vedi scheda film
Dobbiamo capire l'altro. Punto. Come l'ombra racconta una storia di immigrazione clandestina e una di frustrazione metropolitana mettendole a confronto e sostenendo, in parole povere, che un minimo di reciproca comprensione in più agevolerebbe le situazioni di tutti; dov'è la novità, l'originalità, la vitalità di tale concetto? Inevitabile rimanere parecchio perplessi alla fine di questo film il cui pregio maggiore sta senza dubbio nella gelida scrittura di Davide Maggioni, autore di una sceneggiatura che si divide in apprezzabile maniera fra tempi morti, silenzi, pause e momenti di grande pathos o di azioni decisive allo sviluppo della trama, tenendo in questo modo in costante tensione lo spettatore. Tutto serve a qualcosa, per rispecchiare gli stati d'animo e le atmosfere della storia, nulla è dato al caso eccettuato qualche dialogo di una banalità sconfortante, peggiorato dalla traballante recitazione degli interpreti; fra questi la protagonista Anita Kravos è al suo debutto sul grande schermo, mentre Karolina Porcari ha già qualche esperienza e Paolo Pierobon è il più 'navigato' del trio centrale di attori. Colpisce la misandria di fondo del racconto, che imposta la narrazione su una relazione virtuosa fra le due donne, su una ingannevole fra Boris e Claudia e una assolutamente misteriosa fra Boris e Olga; il finale pare inoltre un po' forzato, a effetto artificioso. Sofisticate le musiche di Tommaso Leddi, ben adatte ai freddi squarci metropolitani (di una Milano poco caotica, ma grigia pesta) che rimangono le immagini più espressive e significative dell'intero film. 5/10.
La forzata convivenza fra una frustrata trentenne milanese e una timida immigrata clandestina russa genera un sottile legame di amicizia e reciproca comprensione che verrà improvvisamente spezzato dalla scomparsa della straniera.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta