Regia di Neil Jordan vedi scheda film
Un protagonista magnetico e glamour; Patrick/Kitten è un personaggio indimenticabile. Tutta per lui la cinepresa, lasciando un modico lasso di tempo ad interpreti e tecnicismi (discreti) poco valorizzati. Film che si distingue grazie alla propria icona con cui viaggiamo nel suo mondo utopico riscattando l'intera opera, altrimenti niente di che.
"Colazione" è una parola che il giovane Patrick odia con tutto sè stesso; e con buone ragioni, dato che in quel momento della giornata fu concepito come figlio della colpa di un prete e della sua domestica.
Padre Liam non riuscì a tenere a bada quei desideri lascivi tipicamente maschili; quegli scatti animaleschi che tutti noi abbiamo provato almeno una volta vedendo un bel paio di gambe scoperte.
Da questo violento atto carnale nascerà un vero e proprio plutoniano, alieno alla nostra terra e convintissimo del suo orientamento sessuale, al contrario del proprio paese, l'Irlanda del Nord, che negli anni '60 è in una vera e propria crisi d'identità.
Colonna portante del film di Neil Jordan è sicuramente Patrick "Kitten" Braden che non ritengo un'esagerazione definire come uno dei volti del cinema del nuovo millennio; Kitten non è un semplice omosessuale, è un personaggio scritto magnificamente e con una tendenza al modernismo unica, che quasi nessun altro film ha saputo rendere su schermo.
Proprio per questo ribadisco quanto sia realmente grande la sua importanza, al punto che non mi stupirei se fosse analisi di studio per un discepolo freudiano, il quale potrebbe scriverci un saggio sul travestitismo.
Patrick, prima di tutto, fin da bambino non ha remore o vergogna di mostrare ciò che realmente sente di essere: una donna.
Egli, difatti, ostenta una semplicità disarmante che all'apparenza di chiunque sembra inettitudine o peggio stupidità, quando invece è il mondo intorno ad essere scioccamente "serio-serio-serio" citando il protagonista.
Kitten non giudica, odia o tantomeno si interessa di ciò che reputa triste o cattivo, non per desiderio di anti-conformismo, bensì per il suo candore e la convinzione che la vita non debba essere sofferta, ma vissuta con tutto l'amore possibile.
Questo fa di lei una persona volutamente inconsapevole e allo stesso tempo la pacifista più pura e reale nel vero senso del termine; una fata che rimane inalterata nella sua genuinità e spiazzante naturalità dinanzi a tutte le sconcezze del mondo quali un tentativo di omicidio, un estorsione a suon di pugni o persino lo scoppio di una bomba.
Gli incontri di Kitten sottolineano ulteriormente i concetti di normalità/assurdità come sono intesi dalla società: osservandone i risultati si può evincere un copione ben costruito intorno alla figura del suo dirompente protagonista, che appunto risponde alle difficoltà assecondandole con tutta la femminilità e saggezza possibile, rispondendo esclusivamente con l'amore, proprio come farebbe una figura celestiale.
Fin da subito Kitten mette in chiaro di cosa abbia bisogno per vivere:
"Devi solo piantare un albero e regalarmi un animaletto, e io ti sarò devota per sempre"
Un amore incondizionato che forse agli occhi dei suoi numerosi amanti potrà sembrare una sciocca infatuazione, ma che noi spettatori vediamo solo come il più puro e sincero gesto di affetto da una persona che non può davvero tollerare qualsiasi bruttura, anche estetica.
Il suo percorso potrebbe essere uno dei più tristi, se non fosse per la grandiosità di questo personaggio che vede sempre il lato migliore delle cose, anche fosse lavorare come prostituta.
Unico vero interesse è cercare la madre, la figura materna che gli è sempre mancata e con cui si sente tanto affine nelle sue lunghe scene immaginate, ovvero il luogo ove può concretizzarsi il suo sogno utopico di pace e serenità, in contrasto con i conflitti e i soprusi dell'Irlanda del Nord.
Scena meravigliosa quella dove Kitten fugge alle contusioni di due violenti e creduloni poliziotti immaginandosi agente di spionaggio, da cui fuoriesce tutta la civetteria e il senso di non appartenenza ad un mondo così brutale.
"Ero col mio gruppo clandestino e lavoravamo per la causa del covo, ma io operavo sotto copertura…
Sotto copertura !
28 Gattina salva il mondo
Ora mi sto ricordando tutto, carta e penna, per piacere..
Patricia Gattina,meglio nota come Gola Profonda, era riuscita a penetrare i più reconditi recessi dallo sfinterio repubblicano
Con il suo segretissimo spray anti terroristi, chiamato con il numero fortunato di Gabriel Coco Chanel. O signore ero così stufa di tutto quel nero! Ma cosa ne capiscono i combattenti per la libertà."
Certo è, che se il personaggio interpretato dall'immenso Cillian Murphy, che effettua una trasformazione incredibile, sia nell'estetica che nel portamento da omosessuale a travestito a donna aggraziata, Jordan per il resto del film fa esclusivo fondamento sul suo interprete principale per portare avanti la sua storia.
Il regista irlandese cambia decisamente le tematiche del libro di Patrick McCabe, che da inno contro la cultura machista del terrorismo diventa una semplice storia di diversità e incomprensioni in cui il terrorismo la fa solo da sfondo.
Esattamente come verranno trattati i secondari: cornici su cui è posta poca attenzione a favore di un personaggio incommensurabile come accade a Liam Neeson. Inoltre, Jordan copia film ben più famosi quali "Easy Ryder" con il gruppo di mohawks centauri, "Priscilla la Regina del Deserto" e ricalca tutto il glam di David Bowie.
Citazionismo? Non direi, visto che Jordan non contento riutilizza esattamente gli stessi ingredienti e tematiche del suo precedente film "La Moglie del Soldato"; tanto che a prima vista può sembrare un remake, non fosse per il ritmo leggero e quasi magico che ha invece questa pellicola.
Tolta la poca creatività e le scelte discutibili di Jordan, come quella di aggiungere un coro greco composto da due uccellini, che personalmente ho approvato ben poco data la poca affinità con l'opera e il suo scopo narrativo, è sembrato quasi che gli si sia voluta dare un'aria forzatamente intellettuale.
Comunque, a complicare le cose c'è un montaggio dilettantesco, in particolar modo nelle sequenze a Londra in cui si fa fatica a seguire il proseguire di una storia che apparentemente sembra composta da episodi senza alcun collegamento logico.
D'altro canto c'è una bellissima colonna sonora curata da Anna Jordan: frizzante e briosa, dà il perfetto accompagnamento a questo genere di film con testi quasi puerili ma che incarnano tutta l'interiorità di Kitten.
Una fotografia coloratissima e satura della Swinging London, in particolar modo con le riprese del parco e del bordello: in quest'ultimo spicca un rosso accesissimo che fortifica il contrasto tra libera sensualità e ritiro spirituale dei due imparentati, una transessuale accesissima e sorridente in un trench rosso fuoco contro la toga scura e l'aria riguardevole di un prete.
Infine la regia di Jordan, che solitamente è molto professionale, si dedica eccessivamente al suo protagonista tralasciando possibili elementi scenografici e lasciando poco spazio ai suddetti comprimari; c'è da dire, però, che se lo scopo di Jordan era insistere sulla varietà del look di Kitten e sui primi piani di Cillian Murphy, uno come lo specchio della moltitudine di sentimenti e pensieri del protagonista, così da esternare i suoi sentimenti, e l'altro per valorizzare l'incredibile bravura di Murphy allora è riuscito perfettamente nel suo intento.
Un protagonista magnetico, fascinoso e sorprendentemente glamour; l'incredibile carisma che spicca in un carattere tanto semplice rende Patrick/Kitten un personaggio straordinario e indimenticabile.
Tutta per lui la macchina da presa, che non concentrandosi su altro lascia un modico lasso di tempo agli altri interpreti e ai tecnicismi, entrambi discreti, ma poco valorizzati.
Insomma, il film si distingue grazie alla propria icona che ci fa viaggiare insieme a lei nel suo mondo utopico e surreale riscattando l'intero lungometraggio altrimenti nulla di particolare.
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