Regia di Neil Jordan vedi scheda film
Neil Jordan della convivenza fra irlandesi e inglesi, dei conflitti religiosi, delle guerriglie, quello delle bombe… Torna con tutta la sua potenza, il regista di La moglie del soldato (1992), adesso con un film tratto dal romanzo di Patrick Mccabe (già autore di The Butcher Boy, sempre di Jordan).
Il racconto vede al centro dell’attenzione la formazione sessuale e personale del giovane Kitten, in una Londra glamour, continuamente minacciata dall’IRA, sebbene sempre pronta ad indossare paillette, piume di struzzo e quant’altro possa servire per mascherare. Si tratta, quindi, della ricerca dell’identità non solo da parte di Kitten, ma di un’intera nazione, che riscopre i propri confini geografici e politici e, soprattutto, quanto questi siano sempre provvisori. Transessualità e trasnazionalità entrambe, nel film, sono pura trasgressione.
Il bellissimo Patrick (Cilian Murphy in stato di grazia), è cresciuto orfano e da sempre è attratto dai travestimenti femminili. Ha lasciato la sua Irlanda natale per la Londra degli anni ’70, alla ricerca della madre naturale, cresciuto sotto la guida di un prete. La sua nuova vita lo spinge a nuove conoscenze e a nuove esperienze: presto diventerà un cantante di cabaret col nome di Patricia
Il film scorre e diverte, fra tacchi a spillo, parrucche e unghie laccate, ma sa fare anche scappare la lacrima, specie nel finale. E’ molto interessante anche la stessa suddivisione in capitoli del film, molto simile alla stessa del romanzo, sempre accompagnata dai due pettirossi “pettegoli”.
Jordan insegue i suoi attori, in particolar modo Murphy, non staccandosi mai dall’epidermide che è sotto ciò che di loro appare. Di questi racconta proprio ciò che passa nel substrato, con tanto di sangue e cuore che scorrono e battono all’unisono, a prescindere che si tratti di druidi uomini o donne, “ciò che conta è il viaggio”. Un viaggio che si fa storia, per le strade del quotidiano, laddove fra una bomba e l’altra c’è la sofferenza di chi attenta e di chi è attentato. Perciò Breakfast on Pluto è un film importante, da non perdere.
Strepitosa anche la colonna sonora, che spazia dalla fine degli anni ‘50 fino ai ’70, raccordando ogni immagine ad una canzone.
Insomma, la poesia delle immagini, che passa attraverso le immagini poetiche degne di un regista come Neil Jordan.
Giancarlo Visitilli
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