Regia di Zhang Yimou vedi scheda film
Non è affatto uguale a Hero e La foresta dei pugnali volanti, La città proibita. Zhang Yimou torna apparentemente sui territori che gli appartengono poco, quelli del wuxia, ma stavolta gli interessano di più il (melo)dramma di Palazzo e gli intrighi familiari, e il film ne guadagna. Niente apologie new age dell'estetica del genere, dunque, né la solita celebrazione implicita del potere (al fine di evitare noie con la censura cinese). Se il crudele imperatore Chow Yun-fat resta sul trono, durante la dinastia Tang che nel 10° secolo sta tirando gli ultimi, e dopo aver debellato nemici fuori e dentro i propri legami di sangue, è un monito contro l'onda d'urto di una pratica assolutoria e autarchica della forza, che travolge affetti e oppositori senza più distinzioni. Una storia molto "classica" di tragedie di corte, appunto. Che lo sfavillante côté scenografico (con toni e colori "ispessiti" quasi a dare un'impressione di ubriacatura, peraltro giustificata) e le impressionanti scene di massa (anche se per certa parte computerizzate, ma con grande efficacia verosimile) non schiacciano. Senza perdere tanto tempo in coreografie di scontri, Zhang è robusto, vigoroso, e gestisce il gigantismo con intelligenza; e il cast è molto appassionato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta