Espandi menu
cerca
Pirati dei Caraibi. Ai confini del mondo

Regia di Gore Verbinski vedi scheda film

Recensioni

L'autore

scandoniano

scandoniano

Iscritto dal 27 giugno 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 75
  • Post 18
  • Recensioni 1430
  • Playlist 32
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Pirati dei Caraibi. Ai confini del mondo

di scandoniano
4 stelle

Il terzo capitolo della saga picaresca più famosa della storia del cinema parte da Singapore (splendide le ambientazioni portuali), dove Barbossa e soci incontrano i pirati di tutto il mondo, tra cui il carismatico Sao Feng (Chow Yun Fat) e finiscono ai confini del mondo, a combattere tutti insieme, in nome della Fratellanza tra pirati, con tanto di rigoroso codice di autoregolamentazione, per sconfiggere la flotta inglese.

Raramente  intenti così epici  hanno prodotto risultati così comici: la saga sapeva di poter contare su uno zoccolo duro di spettatori pronti a perdonare qualsiasi balzana iniziativa, ma addirittura celebrare un matrimonio durante il serrato combattimento finale è troppo ridicolo, e la dice lunga sulla tracotanza degli sceneggiatori.

Eppure Barbossa che sposa Will ed Elizabeth mentre combattono non è l’unico ridicolo ganglio di una storia sempre più Jacksparrowcentrica: c’è Turner che muore e resuscita, Sparrow in versione replicante (secondo un’allucinogena visione di se stesso duplicato all’infinito in una ciurma inesistente), Elizabeth Swann che, nonostante sia truccata come per interpretare uno spot di Gucci, diventa Re della fratellanza, ossia comanda la feccia maleolente dell’intero mondo picaresco! Aivoglia a imbruttirla, Keira Knighetly pare uscita da una beauty farm (troppo bella, troppo eterea, troppo algida, troppo perfetta: troppi difetti per una piratessa). Fa la faccia cattiva, ma non può convincere: è una delle più grandi forzature, l’ennesima, di un film a tratti arrogante. I combattimenti, più rari che altrove, si cadenzano più precisamente che in un musical, Sparrow in una sequenza pare addirittura imitare lo scoiattolino de “L’era glaciale”.

Unico brivido in un piattume prevedibilissimo è l’incursione del padre di Jack, Teague (interpretato da Keith Richards), il cui contributo però dura troppo poco.

Sarebbe stato un indegno, ma comunque liberatorio finale, per una saga che ha virato verso i gusti del pubblico piuttosto che mantenere fede a se stessa. Troppo differente questo fantahorror dagli avventurosi, picareschi primi due episodi. Ma al botteghino il prodotto tira ancora, per cui via con la seconda trilogia. D’altronde si sa, al dollaro non si comanda!

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati