Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film
"Tu valuti le tue qualità individuali in base alle conquiste sociali che fai, ma sei così piena di rabbia e sospetti. Ti senti vuota, vorresti qualcosa che ti facesse sentire viva, in questa giungla di materialismo hai perso il piacere primario della vita. Ti stai affievolendo come una fluorescente luce tremula, vorresti sentire te stessa, vorresti distruggere te stessa, vorresti provare l'emozione della paura. Nel profondo della tua mente stai pensando alla morte ed è per questo che mi hai chiamato".
[Shinya Tsukamoto, alias "Zero", al telefono con Hitomi]
Alla giovane detective Keiko Kirishima (la semiesordiente Hitomi Furuya, nota semplicemente col nome hitomi, ex-modella e stella del pop nipponico di sconvolgente bellezza) vengono affidate le indagini su due misteriosi e raccapriccianti casi di suicidio, accomunati da un singolare particolare: entrambe le vittime, infatti, prima di morire, avevano chiamato dal loro cellulare il numero zero. La polizia, che sospetta che a quel numero risponda qualcuno in grado di indurre le sue vittime al suicidio, scopre l'esistenza di Kyoichi (Ryûhei Matsuda, figlio d'arte e, nel 1999, giovanissimo protagonista di Tabù - Gohatto di Ôshima), enigmatico detective dell'incubo in grado di penetrare nei sogni delle persone per svelare che cosa ne angoscia l'esistenza, e tenta di coinvolgerlo nell'inchiesta, ma dopo la morte del detective Wakamiya (Masanobu Ando), collega di Keiko, nonostante la presenza di Kyoichi ad indagare nei suoi sogni, sarà proprio la stessa Keiko a sacrificarsi, contattando il fantomatico Zero. La sua resistenza è messa a dura prova dal serial killer, che tenta di minarne la stabilità psichica ("Tutti dobbiamo morire e la Terra continuerà a ruotare indisturbata, ma vuota, disabitata. Continuerà a girare come se niente fosse. Pensa a quanto sarà bello il silenzio. Tanto, prima o poi, tutto dovrà finire, la Terra verrà inghiottita dal Sole ed il Sole arderà fino alla distruzione. L'energia dell'universo non durerà in eterno, per cui che significato ha dimostrare il tuo valore in un mondo simile?"), ma, con l'aiuto di Kyoichi, il mistero verrà dipanato. Presentato in concorso alla prima edizione della veltroniana Festa del Cinema di Roma (e distribuito direttamente in home video senza uscire nelle sale italiane), Nightmare Detective (suggestivo tassello iniziale di una trilogia per ora ferma al secondo capitolo) immerge da subito lo spettatore nelle pulsioni più vitali del cinema del suo autore: cinema di corpi mutilati ("se dovessi scegliere tra cuore e corpo, scelgo sempre il corpo"), squarciati da lame che ne devastano la carne, cinema di esplorazione dell'inconscio, con i fantasmi del passato a tormentare gli incubi del presente, cinema di spazi devastati/compressi dal/nel cemento della metropoli, illuminati da neon scintillanti o abbrutiti nell'oscurità dell'abisso. Tra realtà raggelante (oltre trentamila casi di suicidio in Giappone soltanto nel 2003, tasso di mortalità più elevato tra i paesi industrializzati, l'anno in cui vennero alla ribalta delle cronache i primi casi di suicidi collettivi tramite internet, utilizzato per darsi appuntamento e condividere informazioni sui luoghi e le tecniche migliori) e macabre deviazioni oniriche, Tsukamoto lascia deflagrare l'orrore nel silenzio di atmosfere spettrali ed inquietanti, squarciate da rumori ed urla terrificanti. E, più che nelle efferatezze e nei colpi di mannaia della visionarietà, è proprio questo angosciante crescendo di tensione evocato dagli effetti sonori, contrappuntato visivamente dalla frenesia dei movimenti della macchina da presa e nei tagli serrati del montaggio (curato, come anche la splendida fotografia, le scenografie e la sceneggiatura, dallo stesso Tsukamoto), a scatenare brividi e spaventi. Claustrofobico fin quasi all'insostenibilità, Nightmare Detective, opera tutt'altro che minore nella filmografia del suo autore, indaga ossessivamente sulla follia e il mal de vivre contemporanei scrutando con funeree visioni la violenza insita nella società moderna e le psicologie malate che quella stessa violenza partoriscono ed alimentano.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta